Luigi de Magistris ha consegnato le chiavi della città al nuovo sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. E qualcuno penserà per fortuna. È finita l’era della rivoluzione, della bandana arancione…e della demagogia. Ma ne inizia una altrettanto difficile: la città che eredita Manfredi è per buona parte “scassata” e a “scassarsi” a quanto pare sono anche gli equilibri all’interno dell’ampia coalizione di centrosinistra presieduta dall’ex rettore. Ma andiamo con ordine. «Da oggi sono il sindaco di tutti, ora basta propaganda. È tempo di lavorare» ha detto indossando la fascia tricolore Gaetano Manfredi durante la proclamazione ufficiale in corte d’Appello di Napoli dove è arrivato alle 12 con la moglie Concetta Del Piano. Prima di lasciare la sala Arengario del Tribunale, il nuovo sindaco ha dedicato un pensiero ai più fragili che sono rimasti indietro.

Poche ore dopo il primo cittadino si è recato a Palazzo San Giacomo per il passaggio di consegne e l’incontro con de Magistris. Il neo eletto è arrivato poco prima delle 15 e un signore elegante si è fatto largo tra la folla per consegnargli una rosa rossa accompagnata da una lettera sigillata in una busta bianca. Che sia di buon auspicio? Speriamo. I guai sulla scrivania del nuovo sindaco di Napoli non sono pochi, anzi. Il disastro lasciato in eredità da Dema e i progetti da realizzare con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza entro cinque anni, periodo che coincide con la durata del primo mandato, fanno di Gaetano Manfredi il sindaco delle grandi sfide. Sarà all’altezza? Solo il tempo ce lo dirà. Per il momento è stato proprio Manfredi, nel suo primo giorno alla guida della città, a chiedere tempo, a sottolineare che la situazione è complicata, ma anche a promettere che farà di Napoli una città normale. «Siamo in ritardo sulla capacità di presentare progetti competitivi rispetto ai bandi del Pnrr – ha ammesso Manfredi – Abbiamo il problema di una macchina comunale completamente disastrata. Si tratta di mettere in campo uno sforzo straordinario perché la città non può perdere questa occasione. Ne sto parlando con il Governo, è chiaro che ci vuole un impegno straordinario sulla città» ha poi concluso il primo cittadino.

Tante, tantissime le cose da fare e le grane da risolvere, prima tra tutte la formazione della giunta. «La nuova Giunta verrà presentata in questa settimana» ha assicurato Manfredi che poi ha confermato la presenza nella sua squadra dell’ex questore di Napoli Antonio De Iesu e del professore universitario e presidente dell’ordine degli Ingegneri di Napoli Eduardo Cosenza, già assessore nella Giunta regionale di centrodestra guidata da Stefano Caldoro tra il 2010 e il 2015. Sugli altri nomi in circolazione, tra cui quello dell’ex assessore regionale della giunta Caldoro, Caterina Miraglia, Manfredi ha tagliato corto: «Sono tutti nomi giornalistici. La definizione della Giunta avverrà nelle prossime ore». Nella Giunta dovrebbero entrare a far parte anche componenti politiche e non solo tecniche ma sui nomi c’è il massimo riserbo, oltre che un primo scambio di opinione tutt’altro che cordiale. Partito democratico e Movimento 5 stelle spingono per far entrare in giunta almeno un assessore a testa, la strategia sarebbe quella di offrire un assessorato a un consigliere comunale eletto, liberando così anche quel posto.

Pare che il professor Manfredi, però, non sia della stessa opinione e vorrebbe in squadra profili scelti da lui, mettendo a tacere la possibilità di porte girevoli. Sulle nuove nomine, relative alle partecipate del Comune di Napoli, il neo sindaco ha invece chiesto tempo: «Purtroppo non posso fare nomine subito, non è stato approvato il bilancio consolidato – ha detto Manfredi – Bisogna attendere l’insediamento del Consiglio comunale e l’approvazione del bilancio. Questo chiaramente ci creerà dei problemi organizzativi subito». Sarà per questo che sapendo in che condizioni ha consegnato il Comune al nuovo sindaco, Dema ha assicurato che qualora «Manfredi ne avesse necessità, sono pronto a qualsiasi collaborazione di tipo istituzionale per garantire la continuità amministrativa». Speriamo vivamente che non ce ne sia bisogno.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.