Manfredi piglia tutto ma sulle deleghe spiega poco o nulla

Antonio Bassolino non è il tipo che le cose le manda a dire. E ieri non ha risparmiato una stoccata al neo-sindaco napoletano Gaetano Manfredi: «Ha trattenuto per sé tante deleghe anche importanti. Troppe. Sulla cultura non avere una chiara responsabilità istituzionale e un forte punto di riferimento nella nuova giunta è un errore». In effetti, le competenze che il nuovo inquilino di Palazzo San Giacomo non ha voluto affidare agli assessori non sono poche e riguardano temi strategici per il futuro della città: dalla cultura allo stadio, dal patrimonio alle partecipate, passando per Bagnoli, porto e gestione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Insomma, per utilizzare un’espressione cara ai giocatori di carte, Manfredi ha fatto “asso piglia tutto”.

Il sindaco, però, è stato molto meno generoso quando si è trattato di motivare certe scelte. Perché ha tenuto per sé la delega alla cultura che, come sottolineato sempre da Bassolino, rappresenta la «principale risorsa produttiva e civile»? «Se avessi fatto l’assessore, mi sarebbe piaciuto occuparmi di cultura perché è un tema a me caro», ha detto qualche giorno fa Manfredi prima di precisare, ieri pomeriggio, di aver trattenuto quella delega «per valorizzarla al massimo». Poi c’è la questione patrimonio che negli anni di de Magistris si è trasformato da volano di sviluppo in zavorra. Perché anche qui manca un assessorato di riferimento? «Il patrimonio non è solo diritto alla casa, ma è anche legato al bilancio: valuteremo insieme», si è limitato a dire il sindaco. Queste motivazioni non bastano e sono ancora meno sufficienti se si pensa che a proporle è un ingegnere con un passato da rettore e ministro, come tale abituato a spiegare i fenomeni in modo scientifico.

Torniamo alla cultura: perché Manfredi non l’ha assegnata a Teresa Armato, neo-assessora al Turismo, oppure associata alla materia dei rapporti internazionali, come avviene in altre grandi città? La domanda non è peregrina, anche perché rimanda a una diversa visione di un settore strategico per Napoli: cultura come moltiplicatore dello sviluppo economico o come chiave per avvicinare la città alle grandi metropoli europee. Quanto al patrimonio, perché la relativa delega non è stata assegnata all’assessore Pier Paolo Baretta, visto che il sindaco la considera strettamente legata al bilancio? E la nuova amministrazione come intende rimediare ai flop della dismissione del patrimonio Erp e della mancata riscossione dei canoni di locazione degli edifici pubblici, senza un assessorato di riferimento? E ancora, che senso ha attribuire a Emanuela Ferrante la competenza sugli impianti sportivi cittadini a eccezione dello stadio Diego Armando Maradona che resta quello più rappresentativo? Ed è vero che, all’atto dell’insediamento, il sindaco ha notato la mancanza di alcuni servizi comunali preferendo non creare assessorati in riferimento alle deleghe per le quali scarseggiano dirigenti e funzionari in grado di seguirle?

Ecco, sono questi i nodi che Manfredi dovrebbe sciogliere al più presto. Il rischio, infatti, è che l’incetta di deleghe porti il sindaco a commettere errori e alimenti (anziché cancellare) la confusione che ha caratterizzato l’amministrazione negli ultimi anni. E questo Napoli non può certo permetterselo.