Le numerose contraddizioni delle liste dell'ex ministro
Manfredi sbaglia, senza discontinuità Napoli non può risorgere
Via via che emergono particolari e dettagli sulla composizione delle liste che accompagneranno la corsa dei candidati sindaci di Napoli, crescono sconcerto e turbamento, acuiti dal penoso spettacolo offerto da un Consiglio comunale ormai incapace di decidere alcunché. Dalla stampa si apprende che saranno candidati in una lista di sinistra a sostegno di Gaetano Manfredi anche Eleonora de Majo, ex assessore alla Cultura con de Magistris, Ivo Poggiani, presidente della quinta Municipalità e “rivoluzionario per vocazione e professione”, Rosario Andreozzi, capogruppo di Dema in Consiglio comunale. Tutti, tra l’altro, in coalizione con quel governatore Vincenzo De Luca che essi stessi hanno più volte etichettato come fascista e contestato facendogli omaggio di sacchetti di spazzatura. Conflitti e incomprensioni, però sembrano alle spalle e ora tutti marciano uniti verso la riconquista di uno scranno in Consiglio comunale. E la rivoluzione? «Oggi no, domani forse, dopodomani sicuro», ironizzava Giorgio Gaber. Completano il quadro Azzurri per Napoli, la lista ispirata dal berlusconiano Stanislao Lanzotti, e il consigliere leghista Enzo Moretto, che molti danno in procinto di accasarsi nel centrosinistra.
Alla luce di tutto ciò, vorrei garbatamente porre a Manfredi, verso il quale nutro rispetto, alcuni interrogativi. In caso di elezione, pensi sia possibile gestire le risorse del Recovery Fund e risanare il bilancio comunale insieme con coloro che hanno spinto de Magistris verso una gestione dissennata del patrimonio immobiliare napoletano, chiedendo la testa di assessori che praticavano rigore ed efficienza, indulgendo verso la pratica delle occupazioni abusive e dei comodati d’uso gratuiti (tra l’altro illegittimi perché non previsti dal regolamento comunale) e facendo regredire gli immobili del Comune da preziosa fonte di reddito a causa di diseconomia? Manfredi, dunque, ritiene possibile invertire la rotta rispetto agli ultimi anni di immobilismo e palude amministrativa, avendo al proprio fianco chi ha contribuito a fare di Napoli il fanalino di coda in Italia per la riscossione dei tributi comunali? Ritiene possibile che a Napoli si incrementi la raccolta differenziata, attualmente ferma al 35% a dispetto delle promesse fatte da de Magistris nel 2011? Pensa di riuscire a completare il ciclo industriale dei rifiuti con il “partito del no” ben rappresentato nella sua eventuale maggioranza?
È realistico, per il candidato sindaco del centrosinistra, pensare di modernizzare la macchina comunale e migliorare i servizi pubblici, secondo una sana azione riformista, accompagnandosi con i campioni del populismo che hanno sfasciato la città negli ultimi dieci anni? Insomma, Manfredi crede di poter risollevare Napoli dal disastro imbarcando chi su quello stesso disastro ha lasciato una firma indelebile? Oppure aprendosi alla destra cinica e trasformista, distintasi solo per la finta opposizione a de Magistris? Manfredi deve fare chiarezza davanti alla città, ormai disincantata e desiderosa di un cambiamento autentico, non di operazioni ambigue e gattopardesche. L’esito del voto non è segnato: oltre la candidatura autorevole di Antonio Bassolino, c’è un centrodestra capace di aprirsi al civismo. Guai a sottovalutare la domanda di discontinuità e buona amministrazione che si alza nelle periferie, nel centro storico così come nelle aree più progredite di Napoli.
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