La sosta per le nazionali ha regalato al Napoli nuove certezze su Giacomo Raspadori e svuotato almeno in parte l’infermeria. L’ex giocatore del Sassuolo è andato a segno da vero centravanti contro Inghilterra e Ungheria, regalando le final four di Nations League alla squadra di Roberto Mancini. Il giovane attaccante azzurro si candida al ruolo di jolly offensivo del nuovo Napoli di Luciano Spalletti, certamente contento di avere problemi di abbondanza in avanti nonostante l’assenza prolungata di Osimhen. Proprio il nigeriano è l’unico lungo degente ancora in forse per il prossimo tour de force di ottobre, mentre Demme è rientrato in gruppo e Politano, Lozano e Rrhamani dovrebbero recuperare in fretta da piccoli acciacchi.

Meglio così, perché ci vorrà il miglior Napoli alla ripresa del campionato, contro lo scorbutico Torino di Juric. L’allenatore granata è noto seminatore di trappole e costruttore di battaglie uomo su uomo a tutto campo. Il Napoli dovrà essere paziente ma non lento, per aggirare la probabile trincea avversaria con la velocità del giro palla e la superiorità tecnica nell’uno contro uno. Il Maradona sarà ancora una volta gremito, per un inizio di stagione da record di incassi nonostante i prezzi davvero poco amichevoli decisi da Aurelio De Laurentiis anche per i settori popolari. In città, complice lo stop al campionato e le elezioni, per una volta non si è parlato solo di pallone.

Troppo evidente il trionfo dell’avvocato del popolo e pontefice massimo della lotta alla povertà, troppo smaccato il tracollo dell’ex enfant prodige della Farnesina. Giuseppe Conte e Luigi Di Maio sono stati i grandi protagonisti del voto napoletano, l’uno per la sua camaleontica capacità di vestire l’abito di Madre Teresa dopo averne indossati tanti altri, l’altro per la fine ingloriosa in quella stessa Fuorigrotta che lo avevo visto proporsi per la prima volta al grande pubblico. Quello dei distinti. Chi invece ha brillato per irrilevanza è stato il sindaco a distanza Luigi de Magistris: dopo dieci anni di promesse e disastri, due rivoluzioni fallite e il deludente sbarco a Sibari, la città ha reagito con indifferenza al suo ritorno.

I napoletani sono troppo distratti dalla realtà per concentrarsi sulle fantasie zapatiste dell’ex pm, e si preoccupano più del destino del patto per Napoli che del futuro del ceto politico arancione. Anche il sindaco Manfredi è preoccupato dalle nuvole nere che si addensano sul Patto, mentre tenta con una mano di avviare il dialogo con i nuovi vincitori e con l’altra di non litigare con il Presidente De Luca, sempre più scalpitante nel redde rationem del PD. Se a Manfredi rimanesse una mano libera per cominciare a risolvere le emergenze della città, gliene saremmo grati. La photo opportunity con il CEO di Apple, Tim Cook, non basta più, perché è passato già un anno, e non è quello di Passione di Libero Bovio. «Gaeta’, non ti disunire».