La manifestazione contro l’antisemitismo e il terrorismo di martedì sera a Roma ha avuto un valore politico e morale molto importante. Solo un certo pezzentismo social evidentemente non lontano dall’odio per Israele e il suo popolo è capace di bassezze come le ironie sulla relativa partecipazione in piazza del Popolo. C’è gente della sinistra dura e pura, spesso ospite di talk show dove appunto viene chiamata a fare la parte dei rivoluzionari, che considera la piazza come una prova di forza e non come un atto di testimonianza fisica e soprattutto morale. Personaggi che misurano il mondo con i numeri più che con i valori. Solo cinquemila persone? Ma meno male che c’è un po’ di gente coraggiosa che va ad iniziative, peraltro poco o nulla annunciate dai media, di questo tipo.

Il messaggio della Comunità ebraica

Dunque ora la piazza non è solo degli equidistanti o peggio dei filo-terroristi. La Comunità ebraica ha parlato. Con questa manifestazione ha voluto mandare un segnale preciso: è ora di dire basta all’impressionante rigurgito mondiale di antisemitismo. Non basterà certo una manifestazione ad arrestare la deriva antiebraica che dalle università americane a Bruxelles, da Parigi al Ghetto di Roma si sta manifestando sull’onda del pogrom del Sabato nero. Purtroppo non si può negare che il sentimento di orrore e disgusto morale per i fatti del 7 ottobre stia via via evaporando anche a causa della giustificata ma violentissima reazione di Tel Aviv, fermo restando il giusto perseguimento dell’obiettivo di annichilire Hamas come pre-condizione per continuare ad esistere.

Benissimo ha fatto la Comunità a chiedere e ottenere un clima unitario e uno sostegno più largo possibile a favore della lotta all’antisemitismo e al terrorismo, ché questo era il senso della manifestazione e non certo quello di “appoggiare Netanyahu” come hanno detto gli anti-israeliani di ogni ordine e grado cadendo nella solita trappola dell’equiparazione tra lo Stato democratico di Israele e l’attuale governo. È una scusa per non scendere in piazza contro il terrorismo simil-nazista di Hamas. Esattamente come quelli che negli anni Settanta, con la scusa dell’ingiustizia sociale, stavano a casa quando bisognava prendere posizione contro le Brigate rosse. Questo è il punto vero.

Gli assenti alla manifestazione

Perciò è importante lo spirito unitario e largo. Forse – anzi, sicuramente – i partiti potevano fare uno sforzo maggiore per organizzare la partecipazione, soprattutto il Pd (la cui segretaria Elly Schlein era in piazza) che ha ancora un minimo di capacità di mobilitazione: o forse i militanti del Pd hanno un problema a schierarsi con Israele? Quel che è certo è che un solo partito è mancato all’appello, quello di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli (che poi sono due partiti, Sinistra italiana e Verdi). I quali a causa di un inveterato settarismo non riescono a capire che, semplicemente, non si può non aderire ad una manifestazione indetta da quella Comunità ebraica figlia della più orribile nefandezza del Novecento, amica della democrazia, simbolo della indicibile ingiustizia che da secoli colpisce il popolo ebreo. Malgrado comprensibili fastidi, dei quali la presenza sul palco di Ignazio La Russa sul palco è stato l’emblema, ogni antifascista, ogni democratico avrebbe dovuto essere presente nella gelida sera di Piazza del Popolo, come hanno capito tutti i partiti, a parte i cosiddetti rosso-verdi, presenti nel Parlamento italiano.

Adesso basta con la caccia agli ebrei. Chi non è d’accordo poi non si lamenti se è definito antisemita. È un campo da cui non si può disertare, perché non si diserta dai valori. Poi, una volta fatta questa scelta di campo politica e morale, si può e si deve discutere di tutto, soprattutto di come uscire presto da questo inferno che si è spalancato il 7 ottobre garantendo una convivenza tra due Stati che sarà possibile una volta sconfitto il terrorismo anti-israeliano e anti-palestinese dei tagliagole. Ma al confronto sul dopoguerra avrà diritto di parola solo chi è sceso in piazza contro l’antisemitismo e il terrorismo. Gli altri, come dice un personaggio di Cechov, stiano zitti che è meglio.