La guerra scatenata da Hamas il 7 ottobre ha provocato una lunga scia di odio contro Israele. Nel cuore dell’Europa ha rialzato la testa l’antisemitismo, e nelle piazze di tutto il mondo sono andati in scena cortei a sostegno della Palestina. Non semplici manifestazioni, ma veri e propri pretesti cavalcati da facinorosi che hanno sfogato rabbia, violenza e intolleranza nei confronti dello Stato ebraico. Tanto che la mobilitazione in solidarietà del popolo palestinese si è via via qualificata come il principale connettore del dissenso. L’allarme lanciato dalla relazione annuale dell’Intelligence parla chiaro: dopo il Sabato Nero, la propaganda antagonista ha progressivamente radicalizzato i toni della protesta. Contestazioni che spesso sono sfociate in episodi di vandalismo e di scontri con le forze dell’ordine. Terreno fertile per i circuiti anarco–insurrezionalisti, che si sono infiltrati nelle proteste per alzare il livello del conflitto. Non solo: le iniziative più oltranziste si sono tradotte anche in azioni dirette clandestine (come ad esempio danneggiamenti e azioni incendiarie) in particolare ai danni del comparto della Difesa (pubblico e privato) e di alcuni istituti di credito, accusati di avere rapporti con Israele. A questo si aggiunge il fatto che la mobilitazione pro-Pal ha costituito «un fattore di forte aggregazione anche per il composito movimento antagonista, che ha connesso il tema della guerra ad altri fronti, come l’antirepressione, l’antifascismo, l’anticapitalismo e le problematiche sociali, migratorie e ambientali».
Manifestazioni Pro-Pal, allarme dell’Intelligence sulle infiltrazioni
