Manifesti pro Putin, le affissioni a Roma commissionate da un ex consigliere Cinque Stelle vicino a Raggi: da no vax e anti 5G alle tesi filorusse

Da giorni a Roma si possono osservare delle affissioni particolari. Dei cartelloni giganti, o delle vele che passano in mezzo al traffico, in cui compare la scritta: “La Russia non è nostra nemica”, con tanto di stretta tra due mani colorate con le bandiere dell’Italia e della Federazione Russa. E ancora, sotto, scritto in maniera più piccola: “Basta soldi per le armi a Ucraina e Israele. Vogliamo la pace e ripudiamo la guerra. (Art. 11 Costituzione)”. E anche in giro per altre città italiane sono stati notati manifesti simili, tanto che la notizia era finita sulla Cnn. Al netto dell’uso della Costituzione a proprio piacimento, si tratta di un’opera di propaganda. Ma chi è che ha organizzato la diffusione dei manifesti? Chi ha pagato per trasmettere un messaggio ben preciso per le strade italiane?

Manifesti pro Putin, le affissioni a Roma commissionate da un ex consigliere Cinque Stelle

Come riporta Linkiesta, a commissionare la particolare campagna ‘pubblicitaria’ di Roma è stato Domenico Aglioti, un ex consigliere municipale di Roma, oltre che presidente della Commissione Cultura e tra i fondatori del Movimento Cinque Stelle a Roma. Un personaggio singolare che ha idee chiare: ovviamente rilancia tesi filorusse, anti ucraine, ma anche no vax, contro il 5G e le antenne, la corruzione dei media. Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Aglioti è stato uno dei più accesi sostenitori dell’ex sindaca Virginia Raggi. È sempre Linkiesta, infatti, a ricordare come Raggi lo ha ringraziato sul sito di Beppe Grillo: “Insieme a Domenico Aglioti abbiamo costruito pezzetto per pezzetto il Gruppo del XIX Municipio andando a fare banchetti dovunque vi fosse un marciapiede sufficientemente largo”. Un militante vero e di fatto un dirigente pentastellato.

Manifesti pro Putin a Roma, chi ha pagato e perché il Comune ha dato il via libera

Secondo le stime del sito di approfondimento, che ha sentito alcuni esperti, una campagna simile costerebbe tra i 30mila e i 50mila euro. Cifre consistenti che bisogna capire se siano state pagate da Aglioti in prima persona o se ha avuto un aiuto economico da altre persone. Una domanda rilevante per capire se ci sia qualcun altro dietro ai messaggi pro russi. E poi l’altra questione, alzata da Linkiesta, è il via libera del Comune di Roma. Per l’articolo 12-bis del Regolamento del Comune, riguardo l’esposizione della pubblicità “è altresì vietata l’esposizione pubblicitaria il cui contenuto sia lesivo delle libertà individuali, dei diritti civili e politici”. Visto che la Russia non è un paese libero, in cui i diritti di minoranze, giornalisti, attivisti non sono rispettati e anzi sono repressi duramente, e visto che la guerra in Ucraina è stato un atto illegale per il diritto internazionale in cui sono stati compiuti crimini di guerra e contro l’umanità, perché l’amministrazione di Roma non si è occupata di fermare la diffusione dei manifesti? Bisognerà aspettare ancora del tempo per conoscere le risposte, ma prima o poi la rete di disinformazione russa sarà scoperta. E chissà se il Movimento Cinque Stelle non sarà coinvolto, anche se per adesso continuano a offendersi se vengono chiamati putiniani. Nonostante le evidenze sempre più numerose.