Nuovi problemi all'orizzonte
La manovra bluff del governo Meloni, i contentini a Salvini e Tajani e i nuovi chiodi che spaccano la maggioranza
Salvini “vince” (in apparenza) sul fronte delle pensioni, FI sulle nuove tasse per la casa e Meloni porta avanti la riforma costituzionale. Il problema però è dove trovare i soldi per compensare le mancate entrate
Due lunghi comunicati di palazzo Chigi chiudono alle cinque del pomeriggio una giornata di vertici, incontri e chiarimenti. Debellano il virus della bozzofilia (cit. Giorgio Mulè, Fi) cioè la produzione continua di bozze su una legge di bilancio che era stata approvata il 16 ottobre fissandone finalmente i contenuti in via definitiva. E festeggiano la ritrovata “unità, compattezza e determinazione” della maggioranza. Poi, messi in fila i dossier, viene subito in mente il noto e antico adagio: chiodo schiaccia chiodo. Ma i chiodi poi sputano altrove e i problemi sono solo rinviati.
Con ordine. Ieri a fine mattinata, dopo un veloce Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni ha riunito i vicepremier Salvini e Tajani, il ministro economico Giancarlo Giorgetti, i sottosegretari alla Presidenza Fazzolari e Mantovano, Lorenza Cesa e Maurizio Lupi leader del Centro e di Noi moderati. All’ordine del giorno: la chiusura della legge di bilancio con approvazione del testo definitivo. Basta bozze, quindi. Dopo una settimana di rivendicazioni e bandierine da parte di Lega e Forza Italia, possiamo dire che finisce quasi in pareggio. Salvini “vince” sul fronte delle pensioni (resta Quota 103, si rinvia Quota 104) e sul Ponte sullo Stretto. Forza Italia sulle nuove tasse per la casa che avevano provocato un’alzata di scudi manco fossero all’opposizione. Giorgia Meloni ha ottenuto di portare avanti, dopo tanti rinvii, la riforma costituzionale (premierato senza toccare le competenze del Presidente della Repubblica) nella speranza, anche, di spostare il dibattito su questo distogliendolo dalla manovra.
Manovra bluff, pensioni: sarà quota 104, l’importante è non dirlo
Il problema è che se i contentini hanno schiacciato i chiodi, altri chiodi sono spuntati nel frattempo. La Lega “vince” in apparenza la sua battaglia sulle pensioni. Sarebbe stato insopportabile non solo non superare la Fornero ma addirittura peggiorare la situazione. In realtà Quota 103 resta ma sarà così difficile potervi accedere tra paletti e finestre temporali che molto pochi potranno beneficiare. Nei fatti sarà una Quota 104. L’importante è non dirlo. Il tempo di leggere i testi e il “chiodo” spunterà fuori. Stessa cosa per Ape social e Opzione donna: anche per lavori usuranti e le donne sarà più difficile andare in pensione. La Cgil ha fatto un po’ di conti: “Per 700 mila statali l’assegno sarà ridotto”. I soldi per il Ponte sullo Stretto ci sono: ma se non partono i lavori saranno destinati ad altri capitili di spesa.
Aumento Iva sui pannolini e giallo canone Rai: sullo sfondo ritorsioni a Mediaset dopo caso Giambruno
Forza Italia ha fatto la sua battaglia contro le nuove tasse sulla casa. Ha ottenuto che il primo alloggio di quelli dati in affitto resterà con la cedolare secca al 21%. Gli altri immobili saranno tassati al 26%. Creando così un meccanismo fiscale in grado di tenere a bada, almeno un po’, la giungla degli affitti brevi. In Italia gli immobili disponibili sui vari portali son passati da 65 mila nel 2013 a 650 mila ad inizio 2023. Tajani ha ottenuto anche una sorta di tracciamento degli immobili sul mercato (tramite numero identificativo) in modo di far emergere il sommerso. “Perché noi vogliamo combattere l’evasione ma non aumentare le tasse”. E però le tasse aumentano lo stesso: torna l’Iva al 22% per i pannolini e altri prodotti per l’igiene e l’infanzia; aumentano le tasse sulle case all’estero e sulla vendita delle case ristrutturate con il Superbonus. Ancora da definire il taglio al canone Rai per il 2024 che passerebbe da 90 a 70 euro: voluto da Salvini (ma il mancato incasso per la Rai, 430 milioni, sarà compensato dallo Ragioneria dello Stato) è contrastato da Forza Italia preoccupata che “la Rai abbia problemi a sostenere il nuovo piano industriale”. Per compensare, la Rai potrebbe innalzare il tetto pubblicitario. Non così per gli altri canali privati che, a cominciare da Mediaset, non sarebbero affatto contenti. E qui si aprirebbe il capitolo delle ritorsioni contro Mediaset dopo il caso Giambruno.
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Prossima tappa: Autonomia regionale differenziata
Per il resto, confermata la spesa di 14,3 miliardi per il taglio del cuneo fiscale per il 2024 per i redditi medio bassi e la riduzione delle aliquote Irpef con l’accorpamento tra la prima e la seconda Questi stipendi dovrebbero così aumentare di circa 120-150 euro al mese. Confermati i cinque miliardi per il rinnovo dei contratti della Pubblica amministrazione, tre miliardi per la Sanità, uno per le famiglie con almeno due figli. Il problema – ed ecco un altro “chiodo” effetto collaterale dei vari contentini – è dove trovare i soldi per compensare le mancate entrate frutto delle ultime modifiche. E la manovra deve invece avere coperture certe che mancano anche per portare avanti la legge sull’Autonomia regionale differenziata.
Nel vertice pomeridiano, il secondo di giornata, dedicato alla riforma costituzionale non se ne è parlato. Non era presente il ministro Calderoli. C’era solo Salvini. Ma si sa che il nord leghista, i governatori da Zaia in giù, vogliono quella riforma. Che non può però essere incardinata se prima non vengono garantiti i livelli essenziali delle prestazioni (Lep) che valgono miliardi. Che non esistono. E questo è l’ultimo chiodo spuntato fuori alla fine di una giornata che, secondo le fonti ufficiali, ha risolto tutte le divergenze. Compresa quella degli emendamenti: le forze di maggioranza non ne presenteranno in aula. Vero. Stanno però chiedono ospitalità alle opposizioni per far arrivare comunque le loro richieste. Anche questo un chiodo decisamente pericoloso.
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