Manovra, non ci sono i soldi e i mercati fanno paura: l’avvertimento di Giorgetti

Foto Mauro Scrobogna/LaPresse 19-09-2023 Roma (Italia) Politica - convegno ‘le buone leggi, semplificare per far ripartire l’Italia’ - Nella foto: il Ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti durante il confronto sul progetto di riforma costituzionale September 19, Rome (Italy) Politics - conference 'good laws, simplifying to restart Italy' - In the photo: the Minister of Economy Giancarlo Giorgetti during the discussion on the constitutional reform project

Andrebbero recepite come un segnale di forza le parole di Giorgetti, non di debolezza. Perché un ministro che ammette “non ci sono soldi, sarà una manovra lacrime e sangue”, mentre i colleghi continuano a chiedere bonus, assunzioni, e milleproroghe, è un freno all’assalto alla diligenza.

“Quando si fa una Legge di bilancio ci sono sempre richieste dei partiti e dei ministri ben al di là delle reali possibilità, poi però nel bilancio dello Stato a un certo punto si tira una linea e quella deve quadrare” ha detto ieri il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, precisando che “siccome a breve il Parlamento deve approvare il numeretto di deficit che sta sotto la linea che poi dobbiamo anche presentare in Europa, bisogna mettere un numero che sia ragionevole e che dimostri la volontà di tornare a una politica fiscale prudente, compatibile con il livello di debito”.

Quello che spaventa Giorgetti, ha spiegato, non è tanto il giudizio della commissione Ue, “a me fa paura la valutazione dei mercati che comprano il nostro debito pubblico e dico ai ministri che rispetto il loro operato ma tutte le mattine ho il problema di vendere il nostro debito pubblico e devo essere accattivante per convincere la gente ad avere fiducia”.

La Nadef arriverà la prossima settimana, con scadenza fissata il 27 settembre, e Giorgetti lavora per trovare le coperture, mentre tutti gli altri presentano l’elenco della spesa.

Eppure i dati che riporta Giorgetti fanno davvero tremare i polsi: “Se i tassi fossero rimasti quelli dell’anno scorso o di due anni fa io avrei avuto 14-15 miliardi in più da mettere ad esempio sulla riduzione fiscale. Non ci sono più”. Giorgetti è costretto a spiegarlo “per chi è indebitato l’aumento dei tassi di interesse non è un fatto positivo. Noi abbiamo un debito tale per cui lo spread rispetto all’anno scorso dei tassi d’interesse fa sì che una Manovra di bilancio sia stata portata via dalla rendita finanziaria”.

Il ministro dell’economia sembra anche l’unico della compagine di governo preoccupato del deficit: “Anche il debito può essere usato come un’arma per fare la guerra a livello geopolitico, bisogna chiedersi chi ha in mano tutto questo debito pubblico in giro per il mondo, anche quello degli Stati Uniti. È una riflessione che non può limitarsi soltanto a dinamiche finanziarie e monetarie ma, inevitabilmente, deve portare delle considerazioni di carattere politico”.

Il ministro torna a chiedere la revisione del patto di stabilità: “L’Italia chiede l’esclusione degli investimenti dal patto di stabilità e crescita perché l’introduzione di questa regola dal 2024 in avanti per un Paese come l’Italia, che ha 80 miliardi al minimo purtroppo in continuo aumento di superbonus da pagare sul debito nei prossimi 3-4 anni, e ha spese importantissime di investimento finanziate coi prestiti del Ngeu è matematicamente impossibile rispettare quella regola” di riduzione del debito, ha detto il ministro.

Questo soprattutto in vista degli obblighi previsti dalle regole Eu sul green: “Per fare la transizione green devi finanziare tanto, come gli Usa. Se vuoi fare una battaglia strategica per l’autonomia energetica devi essere coerente: per essere autonomo e green bisogna investire, altrimenti è una battaglia in cui ti dai martellate sui…”, più chiaro di così.

A tal proposito è una buona notizia l’accoglimento della commissione della revisione fatta da Raffaele Fitto per richiedere la quarta rata del Pnrr. Ma anche qui il ministro degli affari europei ha dovuto mercanteggiare con le richieste dei colleghi e dei partiti di maggioranza, contrari ai tagli di progetti incoerenti e irrealizzabili. Cicale contro formiche.