Contro la crisi
Mappatura del virus, caos su test e tamponi
Dopo Pasqua e Pasquetta vissuti in casa, arriva un drastico avvertimento dal governatore Vincenzo De Luca: “Dovrebbe essere chiaro a tutti che i comportamenti scorretti offendono e danneggiano la stragrande maggioranza dei cittadini che rispettano le regole con grande spirito di sacrificio. Così come dovrebbe essere chiaro che più si è responsabili prima finisce questa emergenza, che il permanere di situazioni di rischio renderebbe inevitabili misure territoriali di quarantena ancora più pesanti”. Manca la stella di sceriffo, ma i toni forti ripropongono un presidente della Regione protagonista durante la pandemia da Coronavirus.
Aumentano i contagi al punto da mettere in difficoltà i dirigenti dell’Asl cittadina e della Napoli 2: sono risultati positivi al Coronavirus interi gruppi familiari, soprattutto in provincia. “La situazione è preoccupante soprattutto in alcune realtà della provincia di Napoli – ricorda De Luca – dove, nei giorni scorsi, si sono registrati comportamenti poco responsabili da parte di gruppi di cittadini. Sono 61 i casi di positività a Casoria, 58 a Giugliano, 52 a Pozzuoli, 52 a Marano, 49 ad Afragola, 36 a Frattamaggiore e Frattaminore per un totale di 308 contagiati”, nota con preoccupazione il governatore. Da tempo i medici di famiglia e il personale ospedaliero, stremati dalle ondate di pazienti contagiati, lamentano la precarietà dell’organizzazione. “Hanno dato le armi ai colonnelli dimenticando i fanti”, ricordava Luigi Sparano, segretario cittadino della Fimmg, sindacato dei medici di medicina generale che incontrano oggi per l’assistenza domiciliare la task force.
Abbiamo poco in comune con l’organizzazione della Spagna, dove le mascherine chirurgiche vengono regalate in strada, o con quella delle Marche, che le consegnano direttamente a casa. Da noi i tamponi sono ancora una rarità, mentre le risposte viaggiano al rallentatore. La politica non politicante – quella che va avanti con scelte chiare e precise – ha indicato un assurdo comportamento discriminatorio rispettato dai direttori generali, sanitari e amministrativi di ospedali e policlinici. “Come Asl Napoli 1 non facciamo test rapidi e tamponi ai dipendenti delle ditte esterne che lavorano con noi perché non siamo i loro datori di lavoro. Anche per quanto concerne i dispositivi di sicurezza individuali vengono forniti dalle ditte ai propri dipendenti”, chiarisce lo staff di Ciro Verdoliva. Stessa cosa nei due policlinici, al Cardarelli, nell’azienda dei Colli e in tutto il settore pubblico.
Così le guardie giurate hanno diritto di ricevere dal datore di lavoro guanti, mascherine e controllo della temperatura. E basta. Anche se controllano gli accessi al pronto soccorso o in terapia intensiva non hanno diritto a tamponi o ai poco attendibili test rapidi acquistati dalla Soresa. Asl e aziende ospedaliere sono autorizzate a discriminare chi lavora per loro da chi lavora con loro. Che dire? Siamo in ritardo di anni sui piani pandemici, sappiamo che ogni ospedale deve organizzare percorsi di sicurezza per chi lavora al suo interno.
Due dipendenti della Romeo Gestioni che si occupano delle pulizie e della sanificazione nel Cardarelli sono contagiati dal Coronavirus. Da giorni sono in quarantena: la direzione sanitaria dell’azienda ospedaliera deve individuare chi fra medici, infermieri, pazienti, guardie giurate, operai della ditta di pulizie e fornitori è stato in contatto con loro per sottoporli a controlli sanitari e imporre un’eventuale quarantena obbligatoria. Giusto, giustissimo.
Finora non l’ha fatto. Anche se ieri, finalmente, l’improvviso cambio di rotta: 50 test rapidi di controllo. Risultato: altri casi positivi che ora devono avere il tampone di controllo. È la prova di quanto fin qui raccontato: lo scaricabarile non paga. E il monitoraggio deve essere fatto a tappeto e a monte, da chi è abilitato.
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