Se fosse stato ancora in vita avrebbe accolto la decisione della Cassazione con uno dei suoi sorrisi più grandi, avrebbe abbracciato il suo avvocato Angelo Pisani e gioito per una delle vittorie che considerava più importanti. Diego Armando Maradona teneva a dimostrare al mondo di non essere mai stato un evasore fiscale e la sentenza emessa ieri dalla sezione tributaria della Corte di Cassazione gli dà ragione. Peccato che sia arrivata dopo un iter giudiziario durato trent’anni e a tre mesi dalla morte del campione. «Per Diego la battaglia contro il Fisco è stata molto più dolorosa di quella contro la droga», racconta l’avvocato Pisani che, insieme all’avvocato Angelo Scala, ha difeso Maradona in questa storica battaglia contro il fisco italiano. Il Pibe de oro era accusato dall’Agenzia delle entrate di aver evaso tasse per tre milioni di euro, a cui negli anni si erano aggiunti altri 36 milioni e mezzo fra interessi, spese e sanzioni.

Anno 1989: la storia giudiziaria comincia dopo un accertamento fiscale fatto al club azzurro e ai suoi tre giocatori di punta. Il Napoli ha appena vinto la Coppa Uefa e l’Agenzia delle entrate arriva a sospettare che la società abbia pagato “in nero” parte dei compensi di Careca, Alemao e Maradona utilizzando fittiziamente alcune società estere deputate alla gestione dei diritti pubblicitari degli atleti. Scattano sei avvisi di accertamento. La società Napoli Calcio, Careca e Alemao li impugnano subito, Maradona invece no. In quel periodo il Pibe sta male, è impegnato a superare i suoi problemi con la droga e impugnerà solo nel 2001 l’unico atto di cui viene a conoscenza.

Nel frattempo, però, ci sono novità sulle posizioni degli altri: nel 1994 la Commissione tributaria, in secondo grado, accoglie l’appello della società e di Careca e Alemao e stabilisce che non ci furono irregolarità fiscali. Mentre l’Agenzia delle entrate impugna la decisione dinanzi alla Commissione centrale, la società Napoli Calcio fallisce e la curatela, nonostante l’intervenuto annullamento dei sei avvisi di accertamento, opta per la definizione delle liti fiscali pagando il 10% del valore complessivo dell’obbligazione tributaria. Si estingue così il giudizio relativo alla società sportiva, a Careca e ad Alemao. Non quello relativo a Maradona. A quel punto il Pibe chiede alla Commissione centrale tributaria l’estensione in suo favore degli effetti del condono concesso alla società e agli altri due calciatori ma, con sentenza del 2013, la Commissione rigetta la richiesta.

Comincia così la lunga battaglia giudiziaria di Diego Armando Maradona che si fa assistere dagli avvocati Pisani e Scala. Sarà una battaglia giudiziaria lunghissima, combattuta a suon di ricorsi e impugnazioni. Maradona è costretto a difendersi non solo dalle accuse dell’Agenzia delle Entrate ma anche dalla gogna giustizialista. Muore il 25 novembre 2020, prima di poter assistere alla lettura dell’ordinanza con cui la Cassazione mette un punto al suo calvario giudiziario, stabilendo la sua innocenza.

«La Corte ha dichiarato che Maradona non era debitore del fisco italiano avendo diritto all’estensione del condono effettuato dal Napoli Calcio circa 20 anni fa – afferma l’avvocato Pisani – È una sentenza che finalmente restituisce onore e dignità a Diego, il quale mai più potrà essere etichettato come evasore fiscale». Accanto alla soddisfazione per il risultato ottenuto in sede giudiziaria, Pisani non può non esprimere la profonda tristezza per l’assenza di Diego: «Ora se la starà ridendo perché, ancora una volta, aveva combattuto per la verità – conclude Pisani – Dispiace solo che, in tutti questi anni, gli uffici dell’amministrazione finanziaria non abbiano mai voluto ascoltare le ragioni della difesa di Maradona, negando ogni istanza in autotutela per un innocente perseguitato e strumentalizzato».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).