Dolore vero, ma altrettanta determinazione. Lo strappo di Luigi Marattin è stato annunciato in una partecipata conferenza stampa ieri a Montecitorio. Non a cuor leggero, l’uscita dal gruppo di IV e dal partito di Matteo Renzi riunisce insieme con l’economista un primo centinaio di dirigenti renziani oppure ormai ex renziani. Il progetto guarda lontano, punta a fare dell’associazione Orizzonti Liberali un soggetto capace di concorrere alla nascita di un movimento politico sul quale convogliare tutte le sensibilità liberaldemocratiche e riformatrici, europeiste e garantiste che guardano al terzo polo. Un orizzonte, appunto, da ricostruire.

Marattin, non il primo addio a Renzi

Non è la prima volta che un dirigente di punta di Italia Viva si allontana da Renzi: da Matteo Richetti a Ettore Rosato, da Isabella Conti a Elena Bonetti, i nomi di riferimento di IV che hanno separato le loro strade da quelle del leader fiorentino sono numerosi. Adesso siamo però davanti a un’operazione più ampia, per respiro e ambizioni. Non è l’impuntatura di un singolo ma una scelta già sottoscritta da una lista di dirigenti locali e nazionali assai rappresentativa. La conferenza stampa termina in mattinata e per tutto il giorno Renzi fa esercizio zen. Non replica, non commenta. Lo fa invece la coordinatrice di IV, Raffaella Paita: «Appena Renzi ha accettato la richiesta di fare un altro congresso, il secondo in meno di un anno, alcuni degli amici guidati da Marattin hanno preferito lasciare Italia Viva. È una scelta legittima e rispettabile: poteva essere fatta senza aggrapparsi all’alibi del metodo». Anche Roberto Giachetti accusa Marattin di nascondere la volontà di rottura di IV dietro a cavilli formali. Ma il sasso è ormai lanciato. Il Rubicone, varcato.

Le adesioni al progetto Marattin

Marattin ha fatto un primo passo, altri ne seguiranno. E altri lo seguiranno, come dimostrano le adesioni che sono iniziate a piovere già poche ore dopo l’annuncio. Le reazioni dell’area del terzo polo, che Marattin si propone di riunire, sono incoraggianti. «Ho seguito con interesse la conferenza stampa di Marattin», twitta Giulia Pastorella, deputata di Azione. «Sapere che Azione non è sola nel tentativo di scardinare questo sistema bipolare mi dà speranza. Sono fiduciosa che con Marattin e gli altri amici che non si riconoscono né nel centrodestra né nel centrosinistra riusciremo a costruire un’alternativa basata su una visione comune del paese». Nelle dinamiche di Azione si muove, sempre più circospetto, Andrea Costa. «Fino all’ultimo cercherò di scongiurare uno sbilanciamento di Azione verso il campo largo, anche se gli indizi, nonostante le rassicurazioni, cominciano a essere precisi e concordanti». Dunque rimane in Azione fin quando gli accordi tra Schlein, Conte, Renzi e Calenda non saranno stretti da un patto cementato e dichiarato formalmente.

Le aperture da Marcucci a Benedetto

Nelle more, chi ha allungato le antenne e fiutato l’aria, corre ai ripari. Costantino De Blasi, Liberi Oltre, segue le novità dell’area con quell’aggregatore di idee che da anni produce studi per il mondo liberale. «Ho seguito la conferenza stampa e ho scritto subito a Marattin: complimenti per il coraggio, ce ne vuole. L’appoggio per affetto e stima per amici come Luigi non mancherà mai», fa sapere. «Con Luigi Marattin e Orizzonti liberali, i Libdem si confronteranno positivamente per creare il nuovo e unico partito liberal democratico», dichiara il presidente di Libdem europei Andrea Marcucci. Sul punto si esprime anche Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Einaudi: «Non sento Marattin da mesi. Quando il suo percorso sarà tale da volerci confrontare, saremo lieti di aprire un confronto tematico con lui così come con gli altri soggetti dell’area. Gli auguro ogni bene, ma naturalmente non so ancora come si svilupperà il progetto».

L’asso Cottarelli per il poker

Alessandro Tommasi, il giovane leader di Nos, convoca a Milano una giornata di riflessione sul terzo polo per sabato 14. Oltre a un migliaio di giovani, già registrati, sono attesi Marcucci e Marattin per quello che potrebbe essere il kick off del nuovo soggetto. Non una federazione ma un soggetto unitario. «Ci vuole coraggio e molto cuore nel lasciare una comunità politica con cui si condivide tempo, impegno. Lavoriamo perché si creino le condizioni per una nuova casa davvero contendibile e trasparente, condivisa da tutti. Non l’ennesimo partito ma un cantiere aperto a tutte le forze che vorranno contribuire. Il 14 di settembre spero potrà essere un luogo di avvio di questa discussione per una casa comune, come era nei piani di molti prima delle europee», conclude Tommasi. Marcucci, Tommasi, Marattin saranno tre primi assi sul tavolo. Per fare poker, ce ne vorrebbe un quarto. E infatti c’è chi si prepara ad accogliere Carlo Cottarelli.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.