Luigi Marattin prosegue nella sua sfida di provare a unire i fili per un partito unico liberaldemocratico. Il deputato di Italia Viva ha le idee chiare: il nuovo partito si deve porre “in modo orgogliosamente autonomo da questa destra e da questa sinistra“. E soprattutto deve essere “un partito non più personale (quali sono i due partiti che attualmente occupano quello spazio), ma a cui si aderisce perché si crede in una visione di società e nelle politiche che servono per realizzarla. Che sono, l’una e le altre, sideralmente diverse da quelle che propongono destra e sinistra”.

Marattin e il partito unico: l’appello con Costa

Per Marattin la strada da percorrere è questa e la spiega oggi in un’intervista a Il Tempo: “È la sfida che Enrico Costa e io abbiamo sostenuto nell’ultimo anno (con un tour di 12 iniziative dalla Puglia al Piemonte) e che abbiamo ripreso con maggior convinzione dopo il disastro delle europee, anche con un pubblico e trasparente appello”. I due esponenti di Italia Viva e Azione hanno infatti lanciato una raccolta firme per la costruzione di un nuovo soggetto politico che possa unire l’area liberaldemocratica. A rispondere all’appello, finora, sono stati in tanti: “Quasi 700o persone. Molte personalità esterne, i libdem, e tanti tantissimi dirigenti e iscritti di Italia Viva e Azione, più qualcuno di Più Europa. Non penso vada preso per oro colato, ma penso che difficilmente si può ignorare il messaggio di unità che viene dalla base. Che è lo stesso che Enrico e io troviamo quando giriamo l’Italia. Poi torniamo a Roma e troviamo un clima ben diverso”.

Marattin e il partito unico libdem: Azione e Italia Viva da sole non vanno da nessuna parte

Il deputato di Iv parla poi della situazione sia di Azione sia di Italia Viva, dove sembra regnare l’immobilismo: “A me pare che da entrambe le parti non ci sia piena consapevolezza della situazione“. “Azione ha fatto una direzione nazionale in sui sembra che vada tutto bene, che davanti ci sia uno sfolgorante futuro e che chi vuole costruire un’alternativa ai due poli deve necessariamente iscriversi ad Azione e baciare l’anello del suo leader” dice Marattin in merito a Carlo Calenda. “Su Italia Viva ho apprezzato la considerazione della fine di un ciclo, ma oltre a questo e a varie metafore calcistiche non vedo nessun passo concreto. Si è dimesso il segretario regionale toscano e venerdì vogliono fare eleggere un alro dall’assemblea. Non mi pare l’atteggiamento di un partito che, come annunciato, tra 60 giorni dovrebbe andare a congresso (per eleggere le cariche, comprese quella). Mi pare che tutti stiano puntando a far sì che tutto cambi, affinché tutto rimanga com’è” ha aggiunto l’economista.

Marattin e il rapporto con Matteo Renzi

Marattin parla poi in maniera franca del suo rapporto con Matteo Renzi, dopo che si è candidato come suo possibile successore alla guida di Italia Viva: “Se non fosse per Matteo Renzi che mi ha scovato sarei un professore universitario di provincia a cui in passato è capitato di fare l’assessore al bilancio ancor più in provincia. Ogni ruolo che ho ricoperto l’ho avuto perché lui ha creduto in me e mi ha difeso contro i miei numerosi nemici. Matteo è un personaggio di caratura internazionale, è stato il premier più giovane della storia d’Italia e per certi versi quello più innovativo e concreto. Detto tutto ciò, le pare che possa essere io a dirgli cosa fare? A me non interessano i nomi, io parlo di politica: Azione e Iv, da sole, non vanno da nessuna parte. Occorre andare oltre, superando gli ostacoli che finora lo hanno impedito”. “Forse ora c’è troppo caldo e dobbiamo tutti andare in vacanza e rilassarci un po’. A settembre, con la testa più fresca, spero che a qualcuno venga un po’ di generosità e a qualcun altro un po’ di coraggio” conclude l’intervista il deputato.

Redazione

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