Marc Innaro lascia Mosca, il corrispondente Rai spedito in Egitto: era finito nelle liste di proscrizione dei putiniani d’Italia in tv

Addio Mosca per Marc Innaro. Il corrispondente Rai dalla capitale russa dopo otto anni dovrà fare le valigie e tornare in Egitto, dove era già stato il volto del servizio pubblico al Cairo tra 2004 e 2014. La notizia è stata rilanciata dal Fatto Quotidiano e confermata dallo stesso Innaro, che ha tentato di smorzare le polemiche sul trasferimento: “Sono qui da otto anni, non bisogna essere abbarbicati alla poltrona”.

Dall’inizio del conflitto in Ucraina, Innaro è finito al centro delle polemiche, tacciato di essere un “filo-putiano” per un intervento al Tg2 Post a pochi giorni dallo scoppiare della guerra tra Mosca e Kiev in cui il corrispondente sottolineava che dopo il crollo dell’Unione Sovietica “chi si è espanso non è stata la Russia ma la Nato”, tesi sostenuta dal Cremlino per giustificare l’attacco in Ucraina.

Parole che aveva creato un putiferio e spinto il Tg1 a non utilizzare più i servizi di Innaro da Mosca, col corrispondente che invece ha continuato ad andare in video su Tg2, Tg3 e RaiNews. In realtà Innaro, da uomo Rai a Mosca, ha sostanzialmente tentato di fornire sulla guerra in Ucraina anche il punto di vista del ‘suo’ territorio di corrispondenza: da qui la battaglia contro di lui nel nome di una fantomatica adesione alla propaganda del Cremlino.

Mangio pane e Russia da quando ho 18 anni. E faccio questo mestiere da 30, ero già stato a Mosca nel ’94. Non ho avuto tempo in questi giorni di stare dietro alle polemiche, abbiamo dormito 4 ore per notte”, aveva replicato alle accuse Innaro dalle colonne di ‘Repubblica’ dopo l’esplosione della vicenda.

Il nome del corrispondente della tv pubblica è poi finito anche nel report sui presunti filo-russi presentato in Parlamento da Federazione Italiana Diritti Umani e Open Dialogue, che aveva al suo interno anche Corrado Augias, ‘reo’ di condotto una puntata di Rebus intervistando lo storico Alessandro Barbero.

A tal proposito Innaro commenta così la sua presenza nel dossier: “Mi sarebbe spiaciuto non esserci visto che in quella lista sono finiti colleghi che stimo molto. E anche Oliver Stone, il mio regista preferito”.

Sempre il Fatto sottolinea che i corrispondenti esteri dipendono direttamente dall’amministratore delegato Carlo Fuortes, uomo forte del premier Mario Draghi a viale Mazzini, che decide gli spostamenti con l’accordo facoltativo dei direttori di testata. Innaro, scrive il quotidiano, potrebbe essere sostituto al Tg1 dall’inviato Alessandro Cassieri: decisione sorprendete e curiosa, dato che anche il suo nome era finito nell’elenco dei presunti putiniani.