Il vicedirettore del Fatto Quotidiano Marco Lillo condannato a sborsare 30mila euro, più spese legali, per risarcire Tiziano Renzi, imprenditore e padre dell’ex premier e leader di Italia Viva Matteo Renzi. Il giornalista d’inchiesta, secondo del direttore Marco Travaglio a Il Fatto, avrebbe scritto falsità sul caso Consip: esploso nel 2016 intorno alla società del ministero dell’Economia che gestisce beni e sevizi per la pubblica amministrazione.

Un’inchiesta partita dal procuratore Henry John Woodcock con le indagini sull’imprenditore campano Alfredo Romeo (editore di questo giornale) e quindi proseguita con indagini su generali e alti ufficiali dell’Arma dei carabinieri e ministri. E su quel caso fu proprio Il Fatto Quotidiano a lanciarsi a rotta di collo e con una delle sue principali firme, Lillo, cui non bastarono le pagine del cartaceo: gli ci vollero dei libri (Di Padre in Figlio, per esempio, su Renzi senior e junior; è lui il  responsabile della casa editrice Paper First).

Per alcune frasi in un’intervista in diretta Radio24, risalenti al 2017, il vicedirettore della testata è stato condannato lo scorso 15 ottobre dal Tribunale di Firenze: 30mila euro più spese legali. “Per la terza volta – il commento di Tiziano Renzi – giornalisti del Fatto sono costretti a risarcirmi. Continuerò in ogni sede a combattere per la verità e per la Giustizia”. Matteo Renzi ha osservato come dopo prime pagine e aperture di giornali “quando arriva la verità di una sentenza del giudice sta in un trafiletto. È la stampa, bellezza!”.

Il giornalista ha già fatto sapere che ricorrerà in appello contro la decisione. Gli altri due contenziosi tra Renzi e il Fatto non riguardano lui. Tiziano Renzi – prosciolto da altri tre capi d’accusa – dovrà intanto rispondere di traffico di influenza in uno dei filoni dell’inchiesta, secondo quanto deciso dal gup del Tribunale di Roma Annalisa Marzano.

Per la stessa fattispecie penale e altri reati minori andranno a processo, che partirà il prossimo 16 novembre davanti all’ottava sezione penale del Tribunale di Roma, l’imprenditore Alfredo Romeo, l’ex parlamentare Italo Bocchino, Carlo Russo e Stefano Massimo Pandimiglio. Romeo lo scorso marzo è stato prosciolto dal Gup di Napoli dai reati di corruzione e di reati fiscali.