La terza inchiesta
Marco Pantani, la rivelazione della madre Tonina sulla morte del ‘pirata’: “Con lui in camera c’erano due escort”
Sarà la terza inchiesta a fare luce sulla morte di Marco Pantani, il ‘pirata’ morto in circostanza ancora non chiare il 14 febbraio 2004 a Rimini dopo aver assunto un mix di farmaci e cocaina? È la speranza dei tanti fan del ciclista, ultimo italiano capace di vincere nello stesso anno, il 1998, sia il Giro d’Italia che il Tour de France, e della madre Tonina, che ha sempre chiesto di fare chiarezza sul decesso del figlio.
Da alcuni mesi è in corso una terza inchiesta sulla morte di Marco, condotta dalla Procura di Rimini, che sta cercando di fare luce sulle ultime ore di vita del ‘pirata’. Il fascicolo, contro ignoti, è per omicidio.
Nelle scorse ore, come rivelato dalla stampa locale, proprio Tonina Pantani accompagnata dall’avvocato Florenzo Alessi è stata ascoltata dai carabinieri del Nucleo investigativo del reparto operativo. La mamma di Marco ha depositato una memoria e fornito altri elementi che potrebbero essere utili all’indagine, riaperta dopo le parole riferite in audizione alla commissione parlamentare antimafia da Fabio Miradossa, il pusher di Pantani, lo scorso 7 gennaio 2020.
La richiesta della famiglia Pantani è quella di rintracciare le due escort che sarebbero entrate nella del residence le Rose il 14 febbraio del 2004, poche ore prima del decesso del ‘pirata’. Una tesi non nuova, quella delle escort nella stanza di Pantani: a parlarne era stata la trasmissione ‘Le Iene’ alcuni anni fa, quando mandò in onda un servizio in cui un autista di taxi raccontava di aver accompagnato le due escort al residence. Le donne erano salite in camera di Pantani per poi fare ritorno poco dopo, dopo aver prelevato un maglione e un marsupio.
La terza indagine della Procura riminese, con le prime due archiviate (l’ultima nel 2015, nda) con la conclusione che il campione di ciclismo morì per overdose di farmaci e droga, nasce anche dalle parole in audizione di Miradossa. Il pusher del ‘pirata’, che nel 2005 patteggiò una pena per spaccio (fu lui a cedere ultima dose a Pantani), disse infatti in commissione parlamentare di inchiesta che Pantani fu “ucciso l’ho conosciuto 5-6 mesi prima che morisse e di certo non mi è sembrata una persona che si voleva uccidere. Era perennemente alla ricerca della verità sui fatti di Madonna di Campiglio, ha sempre detto che non si era dopato”.
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