Andrea Marcucci, che il Pd lo ha conosciuto da vicino, non ha dubbi. Dopo aver fondato Libdem, tira dritto per la strada al di fuori dei due poli.

Il Pd «radicale» di Elly Schlein, saldamente ancorato al populismo di Conte, non fan per lei, Marcucci, che del Pd è stato capogruppo al Senato pochi anni fa.
«All’orizzonte vedo solo ammucchiate, alleanze costruite contro qualcuno e non in nome di qualcosa. Mi chiedo quale sarebbe ad esempio la politica internazionale del campo largo, e quella economica. Non c’è nessuno che possa rispondermi. A queste operazioni no, non siano interessati: proporrò all’assemblea nazionale di Libdem di stare fuori dai poli, se non ci saranno condizioni programmatiche per aderirvi».

Come giudica l’imbarazzo del M5S nello scegliere da che parte stare su Trump e Harris, sul Venezuela, su Israele, sull’Ucraina? Frutto di una immaturità romantica, della nostalgia di certi movimenti o di accordi e sintonie ben precisi?
«Lo dico senza peli sulla lingua: le cose che dice Giuseppe Conte sono incompatibili con uno schieramento progressista. Non credo sia possibile poter ripetere, come fa l’ex presidente del Consiglio, che non c’è differenza tra Kamala Harris e Donald Trump. Finché il M5S continuerà ad avere il peso che ha nel centrosinistra, non ci sarà spazio per i liberali in quella coalizione. Con loro siamo incompatibili».

Sugli ebrei in Italia e in Europa torna a soffiare il vento mefitico dell’antisemitismo. Fiano ieri sul Riformista diceva di non sentirsi sicuro, in questo paese. Non è un paradosso che le vittime della persecuzione nazista, come Liliana Segre, oggi debbano vivere sotto scorta?
«Ho letto con trasporto e partecipazione le cose che ha detto Emanuele. E la situazione in Medio Oriente fa davvero paura, credo che sia più che legittima la richiesta di Israele di sradicare il terrorismo. Contestualmente non è possibile neanche accettare una carneficina indiscriminata di civili. Io mi trovo pienamente nella mediazione che sta tentando il segretario Blinken. Quanto all’antisemitismo di casa nostra, le forze politiche, a destra come a sinistra, devono fare di più. Anche sul versante della formazione».

Il progetto del terzo polo, o se preferisce di un polo liberaldemocratico, è ancora possibile? Con chi lo costruirete?
«Nel 2022 il terzo polo ha sfiorato l’8%, nel 2024 malamente diviso più del 6%, la legge elettorale non è cambiata. Lo spazio elettorale c’è ancora, non è cambiato nulla. E comunque noi accordi elettorali, tanto per aggiungere un simbolo, e pietire qualche posto, non ne facciamo».

La strategia di Italia Viva, forse in asse con i riformisti dem e con il ritorno di Gentiloni, è quella di stare nel centrosinistra per cambiarlo. Impraticabile? Illusoria?
«Capisco la strategia di Matteo Renzi, ma come spesso gli succede, è troppo generoso con i suoi disegni. Ne vede le potenzialità, ma purtroppo non le difficoltà. Allo stato dell’arte, io faccio fatica a trovare punti di coesione tra Italia Viva e i suoi nuovi alleati. Dire che Elly Schlein non accetta veti, francamente mi sembra un po’ troppo poco. Più una giustificazione che un’analisi politica».

Ottaviano Del Turco è morto da vittima della malagiustizia senza ricevere neanche un messaggio di condoglianze dalla segreteria del Pd. Coerente con la mancanza di solidarietà che gli era stata riservata in vita…
«Ottaviano è stato una delle tante vittime della malagiustizia. Un problema endemico, che le forze politiche cavalcano a seconda delle convenienze. A Bari ho visto il campo largo garantista, e la destra colpevolista; a Genova l’esatto contrario. Il Pd, ad esempio, si è totalmente dimenticato della storica battaglia dei suoi amministratori contro l’abuso d’ufficio. Comunque lecito aspettarsi qualcosa di più dal Guardasigilli Nordio».

A proposito di giustizia, Forza Italia ha posto l’emergenza carceri tra le priorità. Ha parlato di ius scholae e ancora prima di diritti civili da salvaguardare. Concorda con loro?
«Forza Italia ha mandato un segnale a Giorgia Meloni e Matteo Salvini, niente di concreto, ma comunque importante. E direi che la presidente del Consiglio dovrebbe “pagare” oro i pochi moderati che ha tra le sue fila. Eviterebbe, se non altro, gli errori madornali che sta facendo in Europa».

Possibile ipotizzare in futuro un polo libdem che si allei con il Pd da una parte e con Forza Italia dall’altra, seguendo il modello Macron?
«Non abbiamo preclusioni, e non escludiamo nulla. Io non credo che staremo in un dorato isolamento, ci guarderemo intorno sempre, parleremo con tutti. E quando ci sarà un varco, vero e non immaginario, proporremo ai nostri organi di percorrerlo. Poi a livello regionale, gli iscritti Libdem, saranno liberi di fare le loro valutazioni. Basta che non si alleino con CasaPound o altre formazioni sovraniste e populista di destra e di sinistra».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.