Il caso della scomparsa di Denise Pipitone, sparita da Mazara del Vallo il 1 settembre del 2004, negli ultimi mesi è tornato sotto i riflettori per alcune rivelazioni fatte dall’ex pm Maria Angioni che all’epoca seguì le indagini. Oggi si è aperto il processo che vede imputata l’ex pm Angioni, accusata di false informazioni al pubblico ministero. L’ ex giudice, che nei mesi scorsi si è dimessa dalla magistratura, avrebbe mentito alla Procura di Marsala che, proprio dopo le dichiarazioni da lei rese ai media, riaprì le indagini sulla scomparsa di Denise.

Secondo quanto ricostruito all’Ansa, l’ex pm, infatti, in diverse apparizioni tv, aveva denunciato presunti depistaggi dell’inchiesta originaria, per questo venne sentita dai colleghi siciliani. Le rivelazioni da lei confermate nel corso delle sommarie informazioni, però, vennero sistematicamente smentite dagli accertamenti fatti. Da qui l’accusa di false informazioni. Oggi l’udienza è cominciata con il deposito da parte della Procura di Marsala di nuovi documenti il processo, celebrato davanti al giudice monocratico, Giusi Montericcio, che vede imputata l’ex pm Maria Angioni.

“Enfatizzate nei media le funzioni svolte all’epoca del sequestro di Denise Pipitone, Maria Angioni ha trovato il modo di essere una parte sempre più importante del nuovo interesse sul caso, apparendo – in un crescendo esponenziale – in moltissime trasmissioni televisive come su diverse piattaforme online. L’ex pm ha assunto ben presto il ruolo di vera e propria star televisiva, la cui presenza, in diretta negli studi o da remoto, veniva contesa dalle decine di trasmissioni che sulle reti pubbliche o private calibravano i loro palinsesti proprio sul sequestro della bambina mazarese. In ciascuna delle innumerevoli ospitate era proprio il magistrato a far assumere alla vicenda i connotati di un giallo, la cui mancata positiva soluzione riferiva essere dipesa da errori, da depistaggi, da interessi particolari di questa o quella consorteria criminale e soprattutto dalla infedeltà dell’organo di Polizia che aveva condotto quelle indagini (senza dire sotto la sua direzione!): il commissariato di Mazara del Vallo”. Prende il via così la requisitoria del pm Roberto Piscitello nel processo all’ex magistrata Maria Angioni.

Il pm ha ricordato la genesi dell’inchiesta che ha portato all’incriminazione di Angioni. Furono le rivelazioni della donna, che aveva indagato per prima sul sequestro di Denise, a far riaprire il caso. Il 10 aprile 2021, a 17 anni dai fatti, la Procura di Marsala ricevette una mail dalla Angioni che annunciava di avere ricevuto le confessioni di una testimone che, nel giorno del sequestro di Denise, aveva visto un uomo, Giuseppe Della Chiave, su uno scooter con la compagna e la bambina che, sempre a dire della teste, sarebbe stata poi portata in un magazzino di Mazara del Vallo. Rivelazioni esplosive che indussero i pm “vista la fonte qualificata da cui proveniva: un magistrato che era stato titolare del fascicolo”, dice Piscitello, a riaprire l’indagine.

“Nelle fluviali dichiarazioni che molto generosamente rilasciava nelle sue plurime apparizioni televisive, nei suoi account internet, nei social in cui la sua presenza mai mancava, Angioni gettava più di un’ombra sulle modalità con le quali il commissariato di Mazara del Vallo avrebbe condotto le indagini. Senza mezzi termini lasciava intendere che quelle investigazioni furono segnate dall’assoluta infedeltà della polizia giudiziaria che in qualche caso avrebbe operato delle gravi omissioni, dei favoritismi tutti finalizzati a garantire l’impunità ai colpevoli del sequestro di Denise Pipitone“, ha continuato il pm di Marsala Roberto Piscitello nella requisitoria, come riportato dall’Ansa. Per il pm Angioni non si limitò, però, alle dichiarazioni tv e confermò le sue accuse di depistaggi a verbale davanti ai colleghi di Marsala che a quel punto cercarono riscontri. Dagli accertamenti “è emerso, però, che le sue dichiarazioni erano completamente prive di fondamento – ricorda il pm – facendo tutte riferimento a fatti e mai verificatisi nei termini così perentori in cui li aveva riferiti da testimone“. Iscritta nel registro degli indagati a quel punto l’ex pm venne convocata per rendere interrogatorio. “L’imputata da cui ci si sarebbe allora ragionevolmente atteso una semplice presa d’atto di quanto la procura aveva accertato, con conseguente indolore correzione delle dichiarazioni precedentemente rese – spiega il pm – nel corso dell’interrogatorio ha invece sostanzialmente confermato le frottole raccontate in sede di informazioni, impegnandosi in una estenuante tiritera di ammissioni e smentite non seguite da una presa d’atto chiara ed inequivocabile che ciò che aveva riferito non corrispondeva al vero“.

Secondo la ricostruzione dell’Ansa, Maria Angioni mentì quando disse ai colleghi della Procura di Marsala di aver scoperto ‘non senza sconcerto’ che una telecamera montata nel corso dell’indagine sulla scomparsa della piccola Denise Pipitone fosse stata disattivata dal commissariato di Mazara del Vallo, illegittimamente, a sua insaputa, quindi senza che la Procura della Repubblica lo avesse disposto, danneggiando così l’inchiesta sul sequestro della bambina. Durante la requisitoria il pm Roberto Piscitello smentisce così le rivelazioni dell’ex pm Maria Angioni, originaria titolare del caso Denise, che aveva parlato di depistaggio delle indagini sul rapimento della bambina, sostenendo che una delle telecamere piazzate dagli inquirenti fosse stata smontata illegittimamente dalla polizia. Accuse che costano ora all’ex magistrata l’imputazione di false informazioni al pm. “I documenti prodotti dimostrano esattamente il contrario e cioè che fu proprio la polizia ad avere l’intuizione investigativa di montare la telecamera il 15 novembre del 2004 e Angioni stessa, con un provvedimento a sua firma, ad attivarla e che la cessazione del funzionamento della telecamera venne disposto dalla Procura di Marsala il 3 giugno 2005”, ha spiegato il magistrato.

Maria Angioni, ex pm del caso Denise Pipitone, che ha di fatto accusato la polizia di aver depistato le indagini sul sequestro della bambina scomparsa da Mazara del Vallo, non ha mai tolto le indagini al commissariato di Mazara del Vallo (poi accusato appunto di aver inquinato l’inchiesta), anzi, da titolare del caso coinvolse maggiormente i poliziotti. È questala tesi del pm di Marsala Roberto Piscitello durante la requisitoria. “Angioni, infatti, immediatamente dopo una prima interruzione delle intercettazioni in atto, sottoscrisse, subito, più decreti delegando tutte le operazioni allo stesso commissariato di Mazara del Vallo“, ha fatto notare Piscitello che ha sottolineato che “in un altro momento, prendendosi gioco finanche della Giustizia, Angioni ha goffamente cercato di spostare in avanti il momento in cui ha ostinatamente (e falsamente) ribadito di aver preso la decisione di sottrarre le indagini al commissariato di Mazara”. Il pm ha parlato di “malafede” dell’imputata. “Ci vorrebbe uno psicologo o uno psichiatra…e questa faceva il magistrato”, ha aggiunto.

Intanto Piera Maggio, mamma di Denise Pipitone, dai social porta avanti la sua battaglia affinchè venga stabilita una commissione d’Inchiesta parlamentare per la scomparsa della figlia. “Temo sarà un impresa ardua chiedere che venga istituita una Commissione d’Inchiesat Parlamentare  sul nostro caso in breve tempo dopo il trascorso precedente – scrive Piera Maggio sui social – Vorremmo che ci fossero persone che aldilà del ruolo che svolgono, fossero predisposti e sensibili anche al caso Denise, tanto da riconoscerlo meritevole di ulteriori attenzioni dopo un trascorso di diciotto anni di calvario. Non accusiamo nessuno ma vorremmo che ci fosse un attenta verifica e valutazione di tutto il percorso indagine-giudiziario. Non vogliamo ombre, ambiguità. Vogliamo chiarezza e verità!”.

Redazione

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