Mario, nome di fantasia del primo italiano che ha avuto il via libera per il suicidio assistito, ha scritto una lettera ai vertici della sua Asl di riferimento, al Comitato Etico Regionale, al ministro della Salute Roberto Speranza e al Presidente del Consiglio Mario Draghi. L’oggetto del documento, del quale il Corriere della Sera ha pubblicato alcuni stralci, sono i ritardi sulle verifiche sul farmaco letale e sulle modalità di autosomministrazione. “Quanto dovrò ancora aspettare per la verifica del farmaco ordinata dal tribunale di Ancona? Mi state condannando a soffrire ogni giorno di più, a essere torturato prima del suicidio assistito che, dopo le verifiche del Comitato etico, è un mio diritto, come dice la Corte Costituzionale”.

Il via libera è arrivato lo scorso 23 novembre dal Comitato Etico dell’Asl delle Marche che ha ritenuto validi e riscontrato i quattro requisiti predisposti dalla Corte Costituzionale per accedere al farmaco letale. È il primo paziente che potrà accedere al suicidio assistito dopo la sentenza “Cappato-Dj Fabo” emessa dalla Consulta nel 2019. Mario ha 43 anni.

Purtroppo da 11 anni sono paralizzato dalle spalle ai piedi a causa di un incidente stradale, destino, colpa mia, non lo so, ma è andata così. Sto combattendo come un leone da allora ma a causa dei costanti peggioramenti della mia disabilità e la stanchezza mentale di vivere una vita che di vita naturale e dignitosa non ha più nulla, sono stanco e voglio essere libero di scegliere sul mio fine vita. Nessuno può dirmi che non sto troppo male per continuare a vivere in queste condizioni, negarmi un diritto dato da una sentenza della Coste Costituzionale sarebbe, oltre che una gravità assoluta, sarebbe condannarmi a vivere una vita fatta di torture, di umiliazioni e di sofferenze che io non tollero più. Si devono mettere da parte ideologismi, ipocrisia, indifferenza, e ognuno si prenda le proprie responsabilità perché si sta giocando sul dolore e le sofferenze di malati e persone fragili. Mario”, diceva in una registrazione diffusa dall’Associazione Luca Coscioni.

Ancora più duro il testo appena inviato dall’uomo alle autorità: Mario racconta le sue condizioni fisiche, peggiorate negli ultimi mesi “di attesa fatta di agonia e tortura quotidiana”. “Comincio dai dolori fisici che sono in costante aumento: le spalle, le articolazioni, i muscoli del collo, le scapole, la colonna vertebrale. Fino all’anno scorso riuscivo a stare un po’ seduto sulla mia carrozzina sul terrazzo; quest’estate le poche ore che l’ho fatto sono state massacranti e non vedevo l’ora di tornare sul letto su cui, specie di pomeriggio, a causa delle contrazioni devono legarmi o rischio di cadere” e anche “nel mangiare e nel bere rischio la vita a causa della trachea deviata. Il mio cuore è spesso in tachicardia”.

Mario parla anche delle sue condizioni psicologiche: “Chi può dirmi che psicologicamente non sto soffrendo? Chi può dire che la soglia del mio dolore non ha superato il limite? Che le umiliazioni che ricevo e la soglia della mia dignità non è arrivata al limite della sopportazione? Ora basta, chi deve si prenda le sue responsabilità. Il vostro comportamento è di una gravità assoluta, mi state costringendo a soffrire, mi state torturando. Vi chiedo di fare presto, o forse volete aspettare che mia madre mi trovi morto sul letto o che vada a morire all’estero? No, ora il tempo è veramente scaduto, e voi tutti avete la responsabilità di ogni attimo di dolore insopportabile”.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.