L'escalation in Ucraina
Mariupol sta per cadere, la Cina invia armi alla Serbia
Mariupol è allo stremo. Sta per cadere. Milizie separatiste filorusse hanno annunciato di aver conquistato l’intera area del porto della città. “Il porto di Mariupol è stato liberato” ha detto alla agenzia russa Tass il capo della repubblica separatista filo-russa di Donetsk (Donbass). La città è devastata da continui bombardamenti. Ieri si combatteva ancora strada per strada. Il Cremlino non può rinunciare a conquistarla perché è necessaria per creare il budello di terra che allacci il Donbass già preso dai russi alla Crimea già annessa. «A Mariupol decine di migliaia di morti. Vogliono rendere la città evanescente» diceva ieri il presidente ucraino Zelensky. Sono 33mila gli abitanti (400mila in totale) che sono stati deportati con la forza in Russia e nei distretti occupati della regione di Donetsk. Lo ha annunciato la commissaria ucraina per i diritti umani Lyudmila Denisova. Nelle zone occupate «è in corso una brutale retata di civili, condotta con l’assistenza di collaboratori locali».
A parte un battibecco serrato tra l’Alto rappresentante per la politica estera europea, Josep Borrell e Mosca, la notizia di diplomazia è la presa di parola della Cina che, dopo un silenzio tutt’altro che neutrale mantenuto per settimane, ieri ha fatto dire al portavoce del suo ministero degli Esteri: «La Nato ha già causato il caos in Europa», ora «non tenti di farlo in Asia o nel mondo». La frase dovrebbe rispondere all’uscita di Jens Stoltenberg, segretario dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg, su Pechino «sfida sistemica» per la sicurezza delle «democrazie». Ma accompagna soprattutto la notizia di movimenti d’armi cinesi nei paesi baltici, cioè a due passi dal teatro di guerra e nell’area più instabile verso la quale potrebbe allargarsi il conflitto. La Serbia ha preso in consegna il sofisticato sistema antiaereo cinese HQ-22. I sistemi d’arma sono atterrati ieri mattina all’aeroporto civile di Belgrado trasportati da sei aerei da trasporto modello Y-20. Stando a quanto riferito da analisti militari serbi a vari organi di stampa internazionali, con questa dotazione militare, la Serbia diventerebbe così il primo a detenere dei missili cinesi in Europa. Gli aerei atterrati a Belgrado sono stati fotografati e appaiono contrassegnati come militari, ma al momento il ministero della Difesa serbo non ha confermato né smentito il loro arrivo. Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha detto che presenterà “il nuovo orgoglio” dell’esercito tra breve.
La consegna di armi in Serbia si aggiunge a quella già segnalata in Turchia e Bulgaria, due Stati membri della Nato. Il sistema missilistico cinese destinato all’esercito serbo è stato paragonato ai sistemi missilistici terra-aria statunitensi Patriot e a quelli russi S-300, pur presentando una portata più breve rispetto a questi ultimi. Già nel 2020, alcuni funzionari statunitensi hanno messo in guardia Belgrado dall’acquisto di sistemi antiaerei HQ-22, la cui versione di esportazione è nota col nome FK-3. Secondo Washington, infatti, se la Serbia vuole davvero entrare a far parte dell’Unione europea e di altre alleanze occidentali, dovrebbe allineare il suo equipaggiamento militare con i loro standard. La consegna di armamenti alla Serbia avviene mentre sono sempre di più le preoccupazioni di diversi Paesi occidentali in merito a un possibile accumulo di armi nella regione dei Balcani, un fenomeno strettamente legato al conflitto in Ucraina.
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