Il dietrofront dell’eurodeputato di Forza Italia
Martusciello sbaglia, il garantismo non può essere a targhe alterne
Ancora una volta, da cittadini che in qualche modo si sforzano di capire dove ci porterà la politica nostrana, siamo in debito di gratitudine con la stampa, forse oggi un degli ultimi baluardi della libertà (quanto meno di pensiero) e della democrazia. È grazie al Corriere del Mezzogiorno, infatti, che ieri abbiamo avuto modo e possibilità di chiarirci un po’ tutti, una volta e per tutte, le idee su chi sia veramente Fulvio Martusciello.
Dalle colonne del quotidiano cittadino, l’europdeputato e coordinatore napoletano di Forza Italia ha chiarito come il partito debba «recuperare lo spirito delle origini» e presentarsi come la casa dei liberali e dei garantisti. Martusciello ha così tentato di sdoganare la pratica del garantismo del giorno dopo. Quello a scoppio ritardato. Beneficiario, nel caso di specie, è stato Armando Cesaro, lo stesso per il quale Martusciello tanto si adoperò perché fosse cacciato dalle liste regionali di Forza Italia per una vicenda giudiziaria dalla quale, alla fine, è uscito immacolato. Lo stesso, per intenderci, che mai e poi mai il candidato sindaco di Napoli sostenuto da Martusciello, cioè Catello Maresca, vorrebbe con sé su un palco.
Ora, c’è qualcuno davvero disposto a credere ai salti di gioia di Martusciello alla notizia dell’assoluzione di Armando Cesaro e di suo padre Luigi? Non credo. Ma comunque, visto che parliamo di garantismo a giorni alterni, suggerirei alla “sua” Forza Italia di adottare la soluzione delle targhe alterne, di cui proprio Napoli fu capofila in Italia per contenere il traffico in città. In questo modo ci aiuterebbe a capire in quali giorni il partito di Martusciello è garantista e in quali non lo è. Così, giusto per regolarci. Ma di che predica questo signore che poi razzola male? Viste le durissime conseguenze del manettarismo di casa nostra – e lo scrive chi le ha sperimentate sulla propria pelle perché indagato – ci saremmo attesi ben altro contegno politico. Possibilmente non di facciata, sicuramente non del giorno dopo.
Ma qual è il garantismo di Martusciello? Quello che si tributa esclusivamente al leader della propria forza politica? Mi chiedo davvero cosa se ne faccia Silvio Berlusconi, padre nobile del garantismo italiano e forse europeo, di un partito che non esita a lasciare nella solitudine più disperata quei compagni di viaggio che loro malgrado, il più delle volte innocenti, finiscono nel cruento e spietato tritacarne mediatico-giudiziario. Sarebbe questa, questa Forza Italia, la casa dei garantisti italiani? Se davvero avessero voluto mostrarsi tali, se davvero avessero voluto dare una lezione di garantismo ai forcaioli di casa nostra, non avrebbero mai dovuto accettare il passo di lato di Armando Cesaro e avrebbero dovuto imporgli la candidatura alle scorse regionali.
E invece giù a dar corda ai tintinnii di manette, ai veti di Matteo Salvini e al divieto di salire sul palco di Maresca.
Quanta pochezza, quanta miseria politica! E allora la domanda è: qual è la vera Forza Italia? Quella del Cavaliere del garantismo o del Martusciello oggi giustizialista e domani garantista? Non credo che i posteri dovranno faticare granché per una così poco ardua sentenza.
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