La soglia del ridicolo, evidentemente, tende a spostarsi sempre di più. E ormai, nella furia di riscrittura di fiabe, storie, cartoni animati, romanzi, film, canzoni, si smarrisce sovente qualunque serietà e si imbocca sparati la strada del grottesco.

Ultima in ordine di tempo, la pellicola ‘Mary Poppins’, celebre classico Disney risalente agli anni Sessanta e tratta dai romanzi di Pamela Lyndon Travers. E se qualcuno pensa sia uno scherzo, dovrà presto ricredersi; il film, che generazioni di bambini e famiglie di ogni latitudine hanno visto e amato, nel Regno Unito smetterà di essere visione consigliata a tutti. Non stiamo parlando di un remake porno, si tratta dello stesso, identico film che però diventerà vietato ai minori soli.

Un film per minori vietato ai minori

Un film per minori vietato ai minori è quasi un paradosso Zen, propiziato dalle contorsioni illogiche che nutrono e alimentano l’epoca della suscettibilità totale: un momento storico in cui ci si pone la questione, inesistente, inconsistente, irrilevante, pedagogicamente devastante, di rendere il linguaggio, le immagini, il mondo, levigati, piatti, a prova di qualunque potenziale e immaginifica offesa.

La British Board of Film Classification, che a onor del vero già nel corso degli anni si era fatta notare per una certa allegrezza ai limiti del censorio ma se non altro in quei casi si parlava di film horror o denotanti una qualche violenza, approda nei reami di ciò che Robert Hughes ha definito ‘cultura del piagnisteo’; la BBFC ha ri-classificato la pellicola indicandola come visione per bambini accompagnati, in quanto nella stessa figurerebbe un linguaggio discriminatorio.

I minori potranno continuare a fruire delle avventure della simpatica e magica Tata solo se debitamente accompagnati da un adulto che possa spiegare e contestualizzare quel linguaggio ritenuto ‘discriminatorio’.

Ottentotto

E dato che non siamo entrati in un distopico universo parallelo in cui sia fatto obbligo di assumere LSD e peyote a chi prenda decisioni impattanti sulla libertà di espressione e di fruizione ma siamo ancora sul pianeta terra e Mary Poppins continua ad essere la signora che svolazzava per tetti e camini e faceva ingoiare la pillola con la famosa filastrocca, sarà il caso di specificare che l’improvvido razzismo avvistato tra le maglie del film si anniderebbe addirittura nella infausta espressione ‘Ottentotti’. Ottentotti erano chiamati gli spazzacamini nella fumigante Londra, per via dei volti anneriti dalla fuliggine. Ottentotto era il nomignolo che i primi coloni olandesi insediatisi in Sud Africa affibbiarono agli indigeni locali, i quali presentavano non episodiche similitudini con i Boscimani. Apriti cielo, ovviamente. Nomignolo vagamente razzista, colonialismo, ‘black-face’ degli spazzacamini, che però film a parte il volto annerito dalla insalubre fuliggine se lo sarebbero pure risparmiato e di certo non per razzismo. Sembrerebbe davvero l’ennesima idiozia di un politicamente corretto totalmente fuori controllo, una sorta di boutade di chi vorrebbe essere più realista del re, degna di una scrollata di spalle. Ed è invece cosa seria e preoccupante.

Un mondo vuoto

Come la modernizzazione edulcorata delle fiabe, come questo fiume prima carsico ora emerso di ridefinizione della lingua, per evitare micro-aggressioni, il mondo che si va delineando è un mondo totalmente vuoto, arido, finto, fallace, in cui l’individuo non avrà più alcuno strumento per affrontare le asperità della vita. Le quali continueranno ad esistere nonostante i puerili, patetici tentativi di nascondere la testa e la polvere sotto il tappeto. Ed è tragico segno dei tempi come ciò che un tempo era paradosso kitsch, oggi sia divenuto realtà. Nel racconto lungo ‘Hottentots’ (accluso poi nella sua celebre antologia ‘Steampunk’, edita anche in Italia), lo scrittore post-cyberpunk Paul Di Filippo giocò con quello stesso stereotipo indulgendo in parodistici accenti quasi lovecraftiani per mettere in burletta un certo storico razzismo. Oggi sarebbe considerato un bieco razzista e probabilmente finirebbero al rogo lui e il suo libro.