Economia
Matrimonio Fca-Psa, i rischi per il futuro dei marchi italiani
Una realtà da quasi 9 milioni di veicoli, ricavi per quasi 170 miliardi euro e il quarto gruppo mondiale nella classifica dei produttori. Sarà questo, nelle intenzioni di John Elkann e Carlos Tavares, i due ‘boss’ di Fca e Psa, il frutto dell’unione paritetica tra Fiat Chrysler e i francesi di Peugeot-Citroen.
I PROBLEMI DEI BRAND ITALIANI – Sulla carta sarebbero 14 i marchi gestiti dal nuovo gigante dell’automobile, ma nelle settimane precedenti al matrimonio Carlos Tavares, prossimo Chief Executive Officer, aveva fatto capire che non tutti brand potevano continuare a far parte della nuova ‘grande famiglia’. Il futuro più complicato, secondo molti analisti, riguarda in particolare i marchi italiani del nuovo quarto gruppo mondiale dell’automobile.
Il gruppo Fca ha venduto a novembre in Europa più Efta 67.739 auto, l’1,6% in meno dello stesso mese del 2018. La quota di mercato scende dal 5,9 al 5,6%. Negli undici mesi le immatricolazioni di Fca sono 877.025, in calo dell’8,7% rispetto all’analogo periodo del 2018, con la quota che passa dal 6,6 al 6%
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I CASI LANCIA E ALFA ROMEO – A destare maggiore preoccupazione sono Lancia e Alfa Romeo. La prima in particolare, nonostante un marchio che ha segnato la storia (fondato nel 1906, ndr), sembra quello più a rischio. Al momento infatti l’unico modello presente in gamma è la Ypsilon, venduta soltanto in Italia. Il suo successo commerciale in patria difficilmente potrà garantire ad Alfa il salvataggio.
Non va meglio per Alfa Romeo. L’ex manager di Fca Sergio Marchionne aveva puntato gran parte delle sue fiches sul rilancio del marchio, ma dopo la scomparsa dell’amministratore delegato l’attenzione è andata scemando, con l’attuale AD Mike Manley che a fine ottobre aveva annunciato l’intenzione di ridurre gli investimenti previsti per Alfa Romeo. La gamma del marchio di Arese attualmente presenta soltanto tre veicoli: la Giulietta, che non verrà sostituita, la Giulia e il Suv Stelvio. Fca ha cancellato i progetti per il nuovo Suv di grandi dimensioni destinato al mercato americano e della coupè sportiva, confermando solo il Suv di piccole dimensioni basato sul concept della Tonale. Alfa Romeo inoltre, dopo un 2018 che aveva segnato un aumento delle vendite pari al 10%, ha registrato lo scorso ottobre un forte calo delle immatricolazioni, solo 45.232, la metà rispetto allo stesso periodo del 2018.
LA ‘SALUTE’ DI FIAT E JEEP – Fiat sarà nel nuovo gruppo il secondo marchio più importante quanto a volumi di vendita, con 1.38 milioni di veicoli venduti nel 2018, dietro solo a Peugeot. Le vendite nel 2018 hanno però fatto registrare un calo globale dell’8,5%, con una sofferenza accentuata nel mercato americano dove vende soltanto la 500. Altro problema è l’offerta del parco auto: le vendite più consistenti sono affidate infatti alle piccole Panda e 500. Inoltre il marchio di Torino è particolarmente indietro su sviluppo e investimenti legati all’elettrico, il futuro potrebbe essere rappresentato da una forte sinergia con i ‘fratelli’ francesi e con la piattaforma di auto Cmp sviluppata da Psa che ha permesso di dare vita alle nuove vetture del gruppo.
Jeep, il marchio acquisito nell’affare Chrysler, ha aumentato le vendite dell’11% lo scorso anno, arrivando a toccare una diffusione di 1,55 milioni di auto.
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