Il capo dello Stato Sergio Mattarella ha indirizzato un nuovo intervento alle toghe. L’occasione è stato il saluto del presidente della Repubblica ai giovani magistrati che, dopo aver termine il tirocinio, prenderanno le funzioni di pm o di giudice nei prossimi giorni.
“La Costituzione riconosce all’ordine giudiziario l’autonomia e l’indipendenza da ogni altro potere. Sono presidi indiscutibili attraverso i quali la giurisdizione può assicurare, senza condizionamenti. “L’imparziale applicazione della legge”, ha esordito Mattarella prima di ‘catechizzare’ i neo magistrati con una serie di richiami con l’obiettivo di non far perdere credibilità alla categoria, condizione ancora più importante in tempi di riforme radicali.

Il capo dello Stato ha chiesto, dunque, che si mantenga “una costante e rigorosa attenzione ai comportamenti dei suoi singoli componenti”, di stare lontani da ogni “individualismo giudiziario” e da “tesi precostituite”, di mantenere una “assoluta sobrietà personale” al fine di evitare “il rischio di apparire condizionabili o di parte”. Mattarella ha anche sottolineato la necessità della “modestia” e “dell’ascolto”, aspetto indispensabile per “poter ponderare la decisione” perchè “le migliori decisioni maturano all’esito di un ampio confronto”. Il richiamo di Mattarella, l’ennesimo, arriva nella settimana in cui il ministro Carlo Nordio ha deciso di presentare la prima parte della sua riforma della giustizia, una riforma, come da egli stesso ricordato, di stampo “liberale” e “garantista”.

Le critiche più aspre alla riforma sono arrivate dalle toghe di sinistra di Magistratura democratica, con diversi interventi ed interviste sui soliti giornali di riferimento. La riforma Nordio, a sentire i togati progressisti, trasformerebbe l’Italia in una sorta di Gotham City, dove i criminali spadroneggiano sapendo di farla franca.

“Guanti di velluto coi colletti bianchi in una logica da Far West”, afferma l’ex Avvocato generale dello Stato Nello Rossi, direttore della rivista di Md Questione giustizia. “L’approccio ideologico del ministro è deludente, si legittimano i soprusi: nessun altro Paese legalizza così le prevaricazioni odiose del potere”, sottolinea il procuratore aggiunto di Roma Giuseppe Cascini. E ancora. “Assurdo cancellare l’abuso d’ufficio contro il parere dei giudici”, dichiara il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia.
“La corsa al gossip è già stata limitata. Frenare l’informazione è il loro unico scopo”, il commento del pm romano Eugenio Albamonte, segretario nazionale di Area, altro gruppo progressista.

Per finire, Piercamillo Davigo, ex pm di Mani pulite, idolo dei giustizialisti nostrani e per il quale i colleghi bresciani hanno chiesto la condanna, la sentenza martedì prossimo, ad un anno e quattro mesi di prigione per aver violato il segreto sui verbali di interrogatorio dell’avvocato siciliano Piero Amara. In un lungo intervento ieri sul Fatto Quotidiano, Davigo, dopo aver accusato il ministro di avere “una conoscenza approssimativa e incompleta (e quindi sbagliata) di istituti stranieri e di volerli introdurre nell’ordinamento italiano”, ha scritto che la riforma Nordio sarebbe un “incredibile regalo a chi vuol darsi latitante”. Un paradosso per un governo di destra che chiede e promette “legge e ordine”.

Non poteva mancare, come ciliegina sulla torta, un editoriale sul Corriere della Sera dal titolo: “L’alba di un nuovo conflitto (fra Nordio e i magistrati, ndr)”.

L’assedio concentrico al Guardasigilli rientra, come sottolinea Luca Palamara che queste ‘dinamiche’ le conosce molto bene, nel solito e ben collaudato schema di auto protezione dei magistrati.

Salvini ha ragione ma va attaccato”, disse infatti Palamara commentando la decisione del Consiglio superiore della magistratura di aprire una pratica a tutela nel 2018 per i magistrati che lo stavano indagando per la vicenda della nave Diciotti. “Una parte dell’informazione utilizza una parte della magistratura per allarmare i cittadini paventando il rischio che il governo voglia coprire il malaffare e limitare la libertà d’informazione con la modifica delle intercettazioni”, afferma Palamara.

“È un sistema che tenta di proteggere se stesso e che non vuole rinunciare ai propri privilegi”, aggiunge l’ex magistrato. A Nordio, quindi, l’augurio sentito di non farsi condizionare e di andare avanti sulla propria strada. Per dare finalmente al Paese una giustizia degna di questo nome, senza condizionamenti di alcun genere.

Paolo Pandolfini

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