Italia Viva conosce giornate incandescenti, e non è per il clima. La svolta a sinistra di Matteo Renzi, annunciata a suon di tweet dopo aver fatto apparire e scomparire, a giorni alterni, il congresso, ha suscitato una reazione inattesa. E indotto ieri centinaia di dirigenti, attivisti ed eletti negli enti locali a manifestare un disappunto inedito. Nel merito e nel metodo: per la prima volta nella giovane storia di Iv, i renziani – quelli della sua maggioranza – esprimono le loro perplessità sulla guida del capo. E prendono carta e penna per stilare un documento che sta facendo il giro delle chat interne: Il Riformista lo pubblica qui integralmente.

La petizione

Rappresenta una base interdetta dal cambio di rotta repentino del leader e pretende di affrontare ragionamenti chiari, di prendere scelte trasparenti e condivise. Il documento, firmato da 150 locali di Italia Viva, chiede all’Assemblea Nazionale di indire esponenti, chiede che venga svolto entro l’anno un congresso “aperto e democratico” per decidere la linea politica del partito e per dare la possibilità a tutti gli iscritti di esprimersi. La petizione, partita dopo l’intervista nella quale Matteo Renzi ha indicato la linea del collocamento della formazione all’interno del centrosinistra, è ancora aperta alle sottoscrizioni ed è stata promosso da Filippo Campiotti, presidente di Iv della città metropolitana di Milano. “L’intervista del 19 luglio al Corriere della Sera – si legge nel testo – ha rappresentato una discontinuità netta rispetto a quanto annunciato nelle settimane precedenti e alla piattaforma politica che lo ha eletto al recente congresso. Il Presidente di Italia Viva ha detto che sarà l’assemblea, e non il congresso a differenza di quanto annunciato, a decidere il cambio di linea politica dichiarando anche che sarà lui stesso a sottoporre la proposta di indirizzo politico per il futuro del partito, invece di porsi come garante del dibattito congressuale come da lui preventivato. Tutto questo, a prescindere da come la si pensi in merito alla nostra collocazione futura, riteniamo rappresenti sostanzialmente un venire meno a un principio fondamentale di democrazia interna di una comunità politica. Se il Presidente in carica ha ricevuto un mandato chiaro a sostegno della sua mozione congressuale e l’indirizzo politico previsto cambia radicalmente, il partito nel suo insieme non può che ridare la parola a tutti gli iscritti che in questi anni hanno dedicato tempo, investito soldi, energie e chiesto voti su una proposta politica chiara. Gli iscritti devono poter discutere e decidere sul futuro del partito”.

L’altra iniziativa

L’iniziativa dei 150 dirigenti a prima firma Campiotti non è sovrapponibile con quella di Luigi Marattin, che si rivolge all’intera platea del “terzo polo” e ha raccolto oltre 7000 firme in rete, su Change.org, tra i non iscritti. Sono due documenti diversi, che si incrociano e per alcuni punti coincidono, ma da tenere ben separati. Questa è la prima vera fronda interna, una scossa che emerge dai circoli e dai gruppi “vivaci” finora rimasti più fedeli a Matteo Renzi. Sono renziani, insomma, per la prima volta in disappunto con Renzi. Che ci sia anche per il rottamatore il timore di finire rottamato, e per di più proprio dai renziani più fedeli?

L’assemblea e il congresso

Il documento non è passato inosservato ai piani alti del partito renziano. Tanto che ieri sera la coordinatrice nazionale, Raffaella Paita, ha provato a correre ai ripari: “Massima disponibilità al confronto democratico. La lettera è un segno di ricchezza e vitalità del dibattito interno. L’assemblea sarà la sede per confrontare le idee ed eventualmente convocare il congresso”, si è affrettata a dire. Il giorno prima il congresso era da escludersi categoricamente, ora eccolo riapparire in agenda. Ma che sta succedendo, tra Matteo Renzi e i suoi? Per capire l’entità profonda della crisi di Iv bisogna guardare ai tanti focolai di crisi che attraversa. A Firenze, dove Italia Viva era in maggioranza e in giunta, ora viene tenuta fuori. La guerra senza esclusione di colpi che Renzi ha mosso a Nardella non può essere cancellata con un paio di tweet, con l’ennesima “mossa del cavallo”. Non è da escludersi che l’atteggiamento dialogante, ormai quasi cinguettante di Renzi verso Elly Schlein punti a ricucire lo strappo a partire da Firenze.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.