Il finalista dell’Australian Open 2022 e numero due al mondo Daniil Medvedev dovrà rinunciare alla partecipazione a Wimbledon, lo Slam inglese sull’erba verde in programma il prossimo 27 giugno? Il vaccino non c’entra nulla, come nella nota vicenda che ha visto protagonista il serbo Novak Djokovic: il problema per il 26enne campione dello US Open 2021 è il suo passaporto russo.

La partecipazione del tennista allo storico torneo che si disputa sui prati verdi dell’All England Club sembra infatti a rischio per la generale ‘russofobia’ che ha colpito in particolare l’ambito culturale occidentale, che in Italia ha visto il suo apice nella cancellazione (e successivo passo indietro) da parte dell’Università Bicocca di Milano di un corso sullo scrittore russo Dostoevskij tenuto dallo scrittore Paolo Nori.

A mettere in allarme sono le parole di Nigel Huddleston, ministro dello sport del Regno Unito, che si è detto non a proprio agio di fronte “un atleta russo che sventola la bandiera russa” da vincitore in Church Road, riferisce la Reuters.

Assolutamente nessuno che sventoli la bandiera per la Russia dovrebbe essere ammesso” ha continuato Huddleston, che poi va oltre e spiega che i tennisti russi dovrebbero “assicurarci di non essere sostenitori di Putin e stiamo considerando di quali requisiti possiamo aver bisogno per cercare di avere qualche garanzia in tal senso”. Insomma, Medvedev e gli altri tennisti russi (nella top 30 ci sono anche il numero 7 al mondo Andrey Rublev, il numero 22 Aslan Karatsev e il numero 26 Karen Khachanov) dovrebbero pubblicamente condannare la guerra e ripudiare Putin per non perdere la possibilità di partecipare al terzo Slam dell’anno.

Come sottolinea Ubitennis, per trovare un divieto di partecipazione a Wimbledon basato sulla nazionalità bisogna tornare al secondo dopoguerra, quando vennero esclusi giocatori provenienti da Germania e Giappone.

In realtà Medvedev ha già lanciato il suo messaggio di pace lo scorso 27 febbraio, con la guerra già iniziata, facendosi fotografare davanti a un murale con un messaggio dedicato ai bambini: “Vi ricordate tutti cosa ho detto dopo la finale degli Australian Open? — scriveva Medvedev nel suo post su Instagram —. Questa storia riguardava solo me, i miei sogni d’infanzia. E oggi voglio parlare a nome di ogni bambino del mondo. Tutti hanno dei sogni, la loro vita è appena iniziata, tante belle esperienze in arrivo: i primi amici, le prime grandi emozioni. Tutto ciò che sentono e vedono è per la prima volta nella loro vita. Per questo voglio chiedere la pace nel mondo, la pace tra i paesi. I bambini nascono con una fiducia interiore nel mondo, credono tanto in tutto: nelle persone, nell’amore, nella sicurezza e nella giustizia, nelle loro possibilità nella vita. Stiamo insieme e mostriamo loro che è vero, perché ogni bambino non dovrebbe smettere di sognare”.

 

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Non abbastanza evidentemente per il ministro Huddleston, in assenza di riferimenti espliciti ai bombardamenti russi e a Putin: ma per il tennista numero due al mondo l’attuale situazione è ovviamente scomoda, dato che parlare pubblicamente contro il regime espone a gravi ripercussioni in patria per sé stessi e i propri familiari.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.