Meglio una scuola che boccia che quella che fa passeggiare gli alunni fannulloni

Nel “Si&No” del Riformista spazio al riforma francese delle scuola con la possibilità di bocciare di più e con classi divise secondo il livello: giusto? Favorevole il direttore responsabile del Riformista Andrea Ruggieri secondo cui “meglio ripetere e sistemare le lacune che pagarle poi nel mondo del lavoro“. Contraria invece Eleonora Evi, Deputata Alleanza Verdi Sinistra, che sostiene: “E’ un sistema che replica in piccolo le differenze sociali aumentando la forbice“.

Qui il commento di Andrea Ruggieri: 

Finalmente…! Gabriel Attal, ministro dell’Istruzione francese (che ha abbandonato presumibilmente da appena dieci anni peraltro, avendo egli 34 anni) ha annunciato una svolta che definirei esigente: al collège (più o meno la nostra scuola media), in ogni classe i ragazzi verranno divisi in tre gruppi a seconda del loro livello; l’esame di terza media tornerà a essere serio ed indispensabile per accedere al liceo, e in tutte le classi si potrà bocciare di più, dal brevet (l’esame finale del collège) al baccalauréat (la maturità francese). I professori avranno la raccomandazione di bocciare gli allievi scarsi: meglio ripetere l’anno e sistemare le lacune che portarsele dietro per tutto il percorso scolastico, e poi pagarle nel mondo del lavoro. Sacrosanto. Per diversi motivi. Il primo si deve ai risultati del 2022 resi noti ieri da Ocse, che sono tra i più bassi mai misurati dall’indagine Pisa in Francia nelle tre materie matematica, comprensione del testo e scienze.

Dopo di che, ci sono le ragioni di principio e quelle di prospettiva. Lo Stato spende diversi soldi di ognuno di noi, che non ha senso bruciare sull’altare del facilonismo, per formare i ragazzi che saranno la società civile e la classe dirigente di domani. I ragazzi a scuola devono apprendere nozioni, ma anche il principio di autorità che oggi tante volte viene delittuosamente contestato da alcune famiglie che vorrebbero tutto regalato ai propri figli, e l’attitudine a superare prove anche impegnative, acquisendo il sacrosanto dogma che nella vita non esistono pasti gratis, cioè che i risultati costano fatica e impegno e che, a contrario, se ti impegni è giusto che ti venga riconosciuto e che tu non debba scontare le altrui mancanze a mo’ di zavorra. Diciamo la verità: oggi come oggi in molti sistemi scolastici si assiste ad autentiche passeggiate che fanno il male di ragazzi presto uomini e, al pari dei professori, alunni bravi e alunni fannulloni ricevono lo stesso -troppo facile- trattamento.

Ma se lo Stato istruisce peggio di quanto non possa fare, dando alla luce più eccellenze che facciano bene alla Nazione, fa male ai ragazzi e alla Nazione.
La sinistra ovviamente, e ahimè, protesta, e parla di culto della performance, come se fosse delittuoso tenere al fatto di apprendere per bene valorizzare al massimo talento e futuro di ogni ragazzo, perché’ no creando un effetto traino a chi venisse riconosciuto come meno bravo (non peggiore, semplicemente meno bravo).
Perché confonde il merito e l’uguaglianza con l’egualitarismo, che è sostanzialmente l’opposto, in salsa marxista. Ma soprattutto non si rende conto che farla troppo facile, ai ragazzi, rende le cose assai più difficili più avanti, quando si farà la differenza tra opportunità e difficoltà di carriera, con tutti i corollari inevitabili, di ostacolo al raggiungimento della felicità di ognuno di loro: meno opportunità di carriera ben pagata significa minore indipendenza e chance di realizzazione personale.
Non è facendo finta che tutti siano uguali, a prescindere da impegno e risultati che grazie ad esso conseguono, che si fa un favore a chi parte più indietro sulla scala sociale. Anzi. È decisivo creare un sistema esigente che spinga tutti a dare il massimo.

Il declino della scuola francese è indicato come il segno più profondo del declino generale della Francia, e si potrebbe dire altrettanti qui da noi, dove perché’ qualcuno venga bocciato non basta nemmeno che ammolli uno sganassone a un professore. Quindi prendiamo esempio anche in Italia. Con un po’ di coraggio potremmo capire che anziché tentare di livellare tutti verso il basso, è meglio investire i soldi delle nostre tasse nell’allestire una corsa verso l’alto. Vedrete che se ne avvantaggerà proprio chi parte più indietro sulla scala sociale. Tanto la selezione prima o poi arriva: meglio prima, a scuola, che quando di mezzo ci saranno vite adulte e famiglie insoddisfatte di un lavoro peggiore.