La grande trattativa sulle nomine europee
Meloni balla la taranta anche a Bruxelles, Tusk spegne Giorgia che prova a piazzare Belloni o Fitto
Il pressing per von der Leyen senza cambiare il perimetro, ma c’è l’incognita franchi tiratori. Giorgia prova a strappare una poltrona
A quanto pare la taranta gliela stanno facendo ballare a lei a Bruxelles. Contro Giorgia Meloni si stanno alzando i ponti levatoi e sbarrando le strade di accesso alla Grande Trattativa sulle nomine europee. Almeno è questa la forte impressione che ha aleggiato sull’incontro informale a Bruxelles dei capi di Stato e governo dei 27, chiamati a confrontarsi sul pacchetto nomine per i top jobs nell’Ue.
La partita è solo all’inizio ed è molto complessa, però i big stanno dando l’impressione di voler chiudere in fretta e c’è un solo modo per farlo: blindando la situazione attuale.
Certo, il risultato delle elezioni europee ha scompaginato il quadro politico in un paese centrale come la Francia che fra poche settimane va al voto, mentre il Cancelliere tedesco Olaf Scholz è molto indebolito. Ma è proprio per questo che Macron e Scholz vogliono fare presto. Forti del fatto che la famosa “maggioranza Ursula” ha retto l’urto dell’onda nera ed è in grado di confermare von der Leyen al suo posto. Da sola, senza cambiare perimetro. La manovra di Meloni, che ha probabilmente commesso un errore riavvicinandosi a Marine Le Pen (perché, così facendo, ha approfondito il solco con l’asse socialisti-popolari-liberali), è di provare a entrare anche non formalmente nella maggioranza in cambio di una poltrona nella Commissione per Elisabetta Belloni o in subordine Raffaele Fitto.
Sono manovre un po’ così, con una certa dose di improvvisazione, all’italiana, quelle della premier. Ma in Europa le dinamiche non sono quelle del Transatlantico di Montecitorio, dove certe volte basta una strizzata d’occhio alla buvette per chiudere un’intesa. Ovviamente i popolari, che non sono degli ingenui e hanno più peso di tutti, hanno detto con Donald Tusk che «non c’è bisogno» dei voti più o meno sottobanco di Meloni e certo non baratterebbero mai i centoquaranta voti socialisti ieri per la trentina dei conservatori. Per il premier polacco Tusk la maggioranza uscente dovrebbe farcela. La premier italiana invece è convinta che contro Ursula von der Leyen ci saranno molti franchi tiratori ed è pronta a sostituirli. Per ora è solo un desiderio.
A Bruxelles, prima della cena dei Ventisette, ieri è stato un susseguirsi di incontri. Trattativa serratissima. Ursula vuole andare avanti con la sua vecchia maggioranza. Ma ieri il sito Politico.eu ha dato una notizia che, se confermata, farebbe fare a Ursula una pessima figura: la presidente uscente della commissione avrebbe di proposito rallentato l’approvazione definitiva di un rapporto ufficiale dell’Unione europea che critica l’Italia per l’indebolimento delle libertà dei media nel tentativo di ottenere il sostegno di Roma per un secondo mandato alla stessa Ursula. Ma i popolari, il partito di quest’ultima, stanno chiudendo la porta proprio al gruppo Ecr, quello della presidente del Consiglio italiana. Da parte sua la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola va verso la conferma. Che in queste ore a Bruxelles è la parola più adoperata. Congelare, confermare. Con buona pace di Giorgia Meloni.
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