Elly in attacco e Giorgia in difesa. Ieri in occasione del Festival dell’Economia di Trento è andato in scena un confronto – non diretto – tra Schlein e Meloni che ha sancito il vero inizio del rush finale della campagna elettorale.
L’offensiva della leader del PD si è concentrata sui temi generali: le politiche del governo, il redditometro, la sanatoria edilizia, la sanità e specialmente il Premierato (la segretaria dem ha ricordato che “Non soltanto il Parlamento ne esce indebolito”, ma anche il capo dello Stato, “i cui poteri non vanno toccati”), mentre Giorgia Meloni ha giocato sulla difensiva: si è trovata in difficoltà per le incertezze interne al governo, e poi sulla questione chiave della sua attuale politica – il premierato appunto – ha commesso a mio avviso un errore piuttosto serio.
“O la va o la spacca”, le sue parole. Una cantonata politica e di comunicazione, un po’ come quando Matteo Renzi disse a suo tempo sul Referendum Costituzionale che in caso di vittoria del ‘no’ avrebbe lasciato la politica. Ecco, l’affermazione della Meloni non ha proprio la stessa forza, ma ci si avvicina.
L’errore dell’ultimatum
Questo porre una specie di ultimatum è sempre sbagliato. Perché se è vero che con espressioni e concetti simili si può dare un’idea di determinazione e di forza (Meloni continuando il suo discorso ha ripetuto che si tratta “di una riforma necessaria in Italia e che nessuno le deve chiedere di scaldare la sedia o restare al governo per sopravvivere visto che non sarebbe la persona giusta per ricoprire questo incarico), si rimanda ad un’impressione opposta, quella di debolezza nel tirare la corda. Forse le parole della Premier sono semplicemente uscite fuori in un momento di nervosismo: non so quanto insisterà su questo tema, che resterà centrale nelle ultime due settimane di campagna elettorale.
Tratto da RifoNews il podcast del direttore Claudio Velardi