Bastone, carota e attacco ai media
Meloni e Crosetto difendono la Gioventù nazionale: “Provvedimenti ma metodo da regime infiltrarsi, gogna su tre ragazzine”
So’ ragazzini. Da una parte la condanna per le parole d’odio vomitate, dall’altra una giustificazione che lascia il tempo che trova. Ci provano prima Guido Crosetto, ministro della Difesa, poi la premier Giorgia Meloni a ridimensionare la vicenda dei militari di Gioventù nazionale, la cantera di Fratelli d’Italia.
Dopo le due puntate dell’inchiesta di Fanpage e il passo indietro di Flaminia Pace e Elisa Segnini, ecco arrivare le parole della premier, alle prese con il doppio ruolo che sta vivendo, non senza difficoltà, in Europa. Meloni, al termine del Consiglio europeo della scorsa notte, attacca i metodi dell’inchiesta: “Prendo atto che questa è una nuova frontiera dello scontro politico. Prendo atto che da oggi nello scontro politico è possibile infiltrarsi nei partiti politici e nei sindacati, riprendere segretamente le riunioni e pubblicarle discrezionalmente”.
“Non ero a conoscenza”
Meloni paragona i metodi dell’inchiesta, con una giovane giornalista infiltratasi per circa un anno in Gioventù Nazionale, a “metodi che usavano i regimi: infiltrarsi nei partiti politici. Non è un metodo giornalistico, perché sono stati utilizzati degli investigatori”. Lei, così come altri esponenti del partito, chiarisce subito che “non potevo essere a conoscenza” delle frasi antisemite, razziste e contro i disabili delle giovani fiamme tricolori. Fuoco amico anche nei confronti della senatrice Fdi Ester Mieli, di origine ebraica, e figlia di un sopravvissuto all’Olocausto.
“Ho già chiesto al partito di prendere provvedimenti, ovviamente non potevo essere a conoscenza. Come ho detto tante volte e ribadisco, penso che chi ha sentimenti razzisti, antisemiti o nostalgici abbia sbagliato la propria casa. Questi sentimenti – ribadisce la premier – sono incompatibili con FdI, con la destra italiana e con la linea politica che noi abbiamo chiaramente definito in questi anni. Su questo non accetto che ci siano ambiguità. Voglio essere chiara ancora una volta – afferma – anche perché penso che queste persone, che non hanno capito evidentemente dove si trovano, siano i migliori alleati e le migliori alleate di chi ci vuole male. Io penso che su questo bisogna essere molto determinati”.
Meloni contro il giornalismo “infiltrato”: “Che dice Mattarella?”
Ramanzina e provvedimenti ma no allo scioglimento dell’organizzazione: “Dopodiché da qui ad arrivare a quello che leggo per cui qualcuno chiede lo scioglimento di un’intera organizzazione giovanile sulla base di fatti che riguardano alcune persone, io penso che, se lo stesso atteggiamento e la stessa inchiesta giornalistica si facesse in tutte le organizzazioni giovanili dei partiti politici, noi non sappiamo cosa potrebbe uscire. Non lo sapremo perché, nella storia della Repubblica italiana, non è mai accaduto quello che Fanpage ha fatto con Fratelli d’Italia, con nessun partito politico, con nessuna organizzazione giovanile, con nessuna organizzazione sindacale. Non si è mai ritenuto – aggiunge – d’infiltrarsi in una organizzazione politica, riprenderne segretamente le riunioni, riprendere anche i fatti personali di minorenni, selezionare che cosa mandare non è mai accaduto. Io prendo atto che questa è una nuova frontiera dello scontro politico, anche per come, chiaramente, la politica ha utilizzato l’inchiesta”.
Da qui la domanda retorica rivolta anche a Sergio Mattarella: “E’ consentito? Lo chiedo ai partiti politici, lo chiedo al presidente della Repubblica: è consentito da oggi? Perfetto, perché sappiamo che da oggi è consentito infiltrarsi nei partiti politici, riprenderne segretamente le riunioni. Lo sa perché glielo dico? Perché in altri tempi questi sono i metodi che usavano i regimi”.
Cancellato: “Metodo da regime quello di Meloni”
Secca la replica del direttore di Fanpage Francesco Cancellato: “Chiedere di tappare la bocca a un giornale dall’alto della presidenza del Consiglio è ‘metodo da regime’, non fare un’inchiesta sotto copertura. Non avrei mai pensato di scrivere una simile banalità, prima delle parole di Giorgia Meloni di ieri sera”. Sulla stessa lunghezza d’onda Simona Malpezzi, capogruppo Pd Commissione straordinaria intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all’odio e alla violenza: “Presidente Meloni, i regimi sono quelli che minacciano e intimidiscono la stampa libera e utilizzano le posizioni di potere per impedire inchieste come quelle di Fanpage. Credo sia di interesse nazionale e pubblico sapere se l’organizzazione giovanile del primo partito di governo è chiaramente fascista, razzista e antisemita”.
Crosetto contro la gogna: “Focus su tre ragazzine è atto violenza”
Nella serata di ieri anche il ministro della Difesa, e fedelissimo della premier, Guido Crosetto aveva provato ad utilizzare bastone e carota, attaccando anche gli altri media per aver riservato articoli alle giovani dimissionarie, esponendole ad una gogna. “Qualcosa vi sta sfuggendo di mano. Le frasi, gravi ed inaccettabili, pronunciate da alcuni ragazzi in conversazioni private, devono portare alla condanna pubblica, a conseguenze politiche, se alcuni di loro sono impegnati in un partito (nel caso in discussione FDi) ma – attacca – non possono diventare motivo di una gogna mediatica ad personam che rischia di essere pericolosa anche per la loro incolumità fisica. Mettere le foto di tre ragazzine, con nomi e cognomi, con la loro città, su siti di giornali online non è accettabile in una nazione civile, è un atto di violenza che chiama violenza. Condannare le parole è giusto, punire con la gogna ed indicandole esplicitamente al pubblico odio, non è giustificabile”.
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