C'è chi dice sì alla proposta del Riformista
Meloni e la coalizione dei volenterosi, allargare la maggioranza per il “cambio epocale” in atto: “Una sorta di governo Draghi senza Lega e 5 stelle”
Dopo l’editoriale di Velardi prende piede il dibattito sulla più ampia Coalizione dei volenterosi anche in Parlamento. Carfagna: “Cambio epocale, politica risponda”. Benedetto: “Se non ora, quando?”. Magi è scettico: “Non aprirà”

L’editoriale del Riformista di giovedì ha scolpito una prospettiva che voleva essere più di un wishful thinking: una indicazione strategica. «Ci sono dei momenti in cui, se ci si ferma alle esigenze tattiche e non si superano i confini del “fattibile” e del “realistico”, la politica perde ogni slancio vitale, diventa solo routine», scriveva Claudio Velardi. «Questa è – oggettivamente – la situazione nella quale ci troviamo oggi. Vediamo passarci davanti eventi epocali, dallo sconvolgimento delle relazioni euro-atlantiche ad un accordo di tregua tra Usa e Russia realizzato al momento sulla pelle dell’Ucraina, fino all’annuncio pressocché quotidiano di dazi. E noi Europa, ma anche noi Italia non facciamo che balbettare. Solo a lei, a Giorgia Meloni, si può chiedere un poderoso scatto in avanti. Proprio l’invidiabile condizione di inamovibilità è il diavoletto che consiglia a Meloni di affrontare i passaggi inediti cui è esposto il mondo con la stasi, il piccolo cabotaggio, il rinvio delle decisioni. Questa strategia dorotea rischia di condurre l’Italia verso un inesorabile progressivo scivolamento nel contesto globale, e a lei stessa consegna un destino da statista minore, certamente distante dall’ambizione di costruire in Italia un moderno partito conservatore maggioritario». Da qui la proposta di un salto quantico, l’allargamento della maggioranza a una coalizione dei volenterosi che riecheggi in Italia quello che succede in Europa.
Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Luigi Einaudi, abbraccia l’idea: «Se le tensioni internazionali o addirittura le guerre stesse continueranno o si intensificheranno, il sistema italiano non può reggere. I due poli, entrambi i poli, come si sono andati costituendo in Italia nella così detta seconda Repubblica, sono figli di un tempo passato. Quella che chiama “coalizione dei volenterosi” non potrà che nascere e passare da una netta linea di demarcazione tra chi sceglie la via dell’Europa – oggi unico (o quasi) baluardo dell’Occidente – e chi continua a trafficare con le autocrazie che proliferano nel mondo. Un mondo, che invece quieto non è più, consentirebbe solo l’opzione da lei propugnata. Allora, il suo non è un appello ad una scelta strategica della Presidente Meloni, diviene a mio avviso una necessità. La necessità che la ragione abbia la meglio sulle emozioni».
Mara Carfagna, Segretaria di Noi Moderati, rivendica per il suo partito il ruolo dei pontieri: «Non è più il momento di stare alla finestra a guardare: viviamo tempi eccezionali e chi ha a cuore il destino dei propri figli sa che questo è il momento di scegliere. Noi Moderati vuole offrire una proposta politica nuova, in grado di intercettare gli elettori delusi e può giocare questa partita in Italia senza complessi di inferiorità nei confronti di nessuno. E credo che questo andrà a vantaggio anche della solidità del Governo».
“Una sorta di governo Draghi senza Lega e 5 stelle”
Tra i fondatori del Partito Liberaldemocratico, Alessandro De Nicola – presidente della Adam Smith Society, pensatoio liberale – la vede così: «L’aspirazione del direttore Velardi è condivisibile. In un momento drammatico e di svolta per l’Occidente, ragionevolezza vorrebbe che le forze politiche che condividono i punti fondamentali di politica estera governassero insieme fino alla fine dell’emergenza. Una sorta di governo Draghi senza Lega e 5 stelle. Vedo due difficoltà: la prima è che ci vorrebbe un Draghi perché la Meloni per quanti sforzi possa fare non può essere un punto di sintesi con centristi e PD. La seconda: solo Draghi era in grado di far approvare un programma non perfetto ma decente ed imporlo a tutti i partiti che pure lo hanno fatto assai penare. Le divergenze programmatiche oggi tra l’ala sinistra del PD che oggi guida il partito e le sue ambiguità sull’Ucraina con la destra e il centro destra oggi sono molto più forti di quando poteva esserci Letta. In altre parole ci vorrebbe una presa di responsabilità forte da parte delle forze politiche e delle personalità che le guidano. Ma questa è una speranza più che una previsione».
Riccardo Magi, Segretario di +Europa, è scettico: «Giorgia Meloni è sempre stata contraria a ogni avanzamento nella costruzione di una maggiore integrazione politica, ha anzi rivendicato di aver guadagnato consenso grazie alla forza e alla coerenza di questa sua posizione. Meloni crede nell’Europa delle patrie nazionali cioè nell’Europa lacerata dalla seconda Guerra mondiale e non nella patria europea. Dovremmo quindi sperare in un grande gesto di incoerenza che non mi pare né realistico né praticabile».
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