Nel tentativo di legittimare ancora una volta la sua “linea dura” sul 41bis, sul terrorismo e la mafia, Giorgia Meloni intervenendo in televisione ha sottolineato che “nel 1991 lo Stato lo ha graziato ed è andato a sparare a della gente”, parlando ovviamente dell’anarchico Alfredo Cospito, in sciopero della fame da oltre 100 giorni contro il regime di carcere duro e al centro di una furente battaglia politica.

Eppure quelle di Meloni sono mezze verità di una storia che in pochi hanno raccontato da quanto la vicenda di Cospito è diventata un tema di scontro praticamene quotidiano.

Quando giovedì la premier è intervenuta con una intervista a ‘Dritto e rovescio’ su Rete4 ha infatti omesso particolari fondamentali su Cospito, secondo la leader di Fratelli d’Italia graziato dopo uno sciopero della fame, come in queste settimane, e poi “uscito ed andato a sparare a della gente”.

C’è innanzitutto una banale questione di date: Compito è in carcere e sta già scontando una pena per reati commessi rispettivamente 12 e 21 anni dopo la detenzione (e la grazia) del 1991. Parliamo del ferimento a colpi d’arma da fuoco di un dirigente dell’Ansaldo a Genova nel 2012 e dei due ordigni piazzati fuori una caserma dei carabinieri a Fossano, in Piemonte, nel 2006, che non provocarono feriti o morti.

C’è quindi la questione relativa allo sciopero della fame, al carcere e alla successiva grazia disposta dal presidente della Repubblica Francesco Cossiga.

Come ricorda ‘Pagella Politica’, l’anarchico attualmente recluso a Opera era stato condannato una prima volta a un anno di reclusione per il reato di “mancanza alla chiamata”, pena scontata solo in parte grazia all’amnistia. Ma Cospito, ancora obbligato a fare il servizio militare, viene nuovamente condannato il 16 aprile 1991 a quasi due anni di “reclusione militare per il reato di diserzione aggravata”. Dal 27 agosto 1991 l’anarchico inizia uno sciopero della fame e il 27 settembre 1991 suo padre presenta domanda di grazia a Cossiga.

Provvedimento del presidente della Repubblica che arriverà il 12 dicembre 1991. Cospito non sarà l’unico: Repubblica scrive che nel solo luglio 1985 l’allora presidente Cossiga firmerà la grazia per 48 detenuti che si erano rifiutati di fare il servizio militare.

Ma proprio il caso Cospito farà “scuola”.  Una sentenza della Corte costituzionale del 1993 interviene infatti in quella che viene definita la “spirale delle condanne” che sarebbero piovute sull’anarchico e chi come lui rischiava di scontare condanne per diserzione fino ai 45 anni di età, ossia l’età del congedo. Sentenza che, come scrisse all’epoca Repubblica, permetteva a chi rifiutava di prestare il servizio militare e scontava una condanna non inferiore ad un anno di carcere il “diritto all’esonero dagli obblighi di leva”.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.