Quasi per tutti il patto di una futura alleanza tra Schlein e Renzi era contenuto nell’abbraccio dopo il gol della segretaria dem alla Partita del Cuore allo stadio dell’Aquila. Ma per l’ex Premier, che col calcio ha un certo feeling, la precisazione è importante: “’C’è stato un mio assist filtrante”. I meriti in campo prima di tutto, non trascurabili nemmeno per uno che ha smesso di giocare prima del previsto per fare l’arbitro di calcio nelle serie minori in Maremma e in Garfagnana (“me le dicevano di ogni, figuriamoci se mi lascio condizionare da qualche brusio in Parlamento”), e di meriti andrà alla ricerca anche un centrosinistra che sogna ancora l’unità, nei giorni in cui Giorgia Meloni festeggia l’ingresso del suo esecutivo nella lista dei primi cinque governi più duraturi della storia della Repubblica Italiana con un video sui social.

L’influencer” (così Renzi chiama la Premier) è anche protagonista dell’ultimo libro del senatore di Italia Viva, che tra le pagine dei suoi attacchi a Meloni ricorda proprio quell’episodio su un campo da calcio che faceva preludere ad un accordo per affrontare il centrodestra alle prossime elezioni. “Quell’assist è diventato nel racconto esagerato dei media il simbolo di una nuova alleanza – scrive Renzi -, ma anche l’incubo per un centrodestra che era già convinto di restare in sella per lustri”.

L’ex Presidente del Consiglio ricorda che in politica ‘le cose cambiano con più frequenza del tempo in montagna d’estate’ e che la costruzione di un nuovo centrosinistra è comunque la possibilità più concreta per consegnare al passato la stagione del melonismo. “Giorgia lo sa. Se il centrosinistra va unito alle prossime elezioni lei va a casa, lo sa bene perché capisce la politica. Allora, anche il mio 3% le fa paura, molto più di quanto raccontino i numeri, perché se questo 3% si schiera cambia molto e la partita che lei pensava di aver già vinto diventa improvvisamente contenibile”. “È chiaro che il governo non sta più in piedi”, aveva provato a dire Schlein soltanto pochi giorni dopo l’ennesima crisi tra Salvini e Tajani, mentre Renzi mette nero su bianco il suo manta “chi mette veti non prende voti”. L’influencer intanto guarda la classifica e parla delle 63 posizioni recuperate in 127 settimane di lavoro tra i governi più longevi”: ora occhio a non prendere gol.

Redazione

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