La trattativa con gli Stati Uniti
Meloni in Cdm sui dazi, lunedì task force anti-crisi. Lega e Forza Italia si riuniscono con posizioni opposte

L’impasse per il governo c’è: i dazi bruciano miliardi. Ma è in buona compagnia: vale per tutti i governi del mondo. Il centrodestra che inizialmente aveva minimizzato le minacce di Trump, dando a intendere che un negoziato diretto sarebbe stato possibile, ora decide di prendere il toro per le corna. «Nessun paese può negoziare per sé, ci escluderebbe dall’Europa», aveva detto al Riformista un esponente della maggioranza, l’eurodeputato azzurro Flavio Tosi.
Sigle in subbuglio
La premier aveva invocato calma e gesso. Finché ha potuto. Poi la realtà si è incaricata di bussare alla porta e perfino al possente portone di Palazzo Chigi. Dove il telefono non smette più di suonare. Confindustria, Confagricoltura, Coldiretti e un centinaio di altre sigle sono in subbuglio. Come i mercati finanziari: la Borsa di Milano ha perso il 7%. A Piazza Affari sono in picchiata in particolare le banche ma va male anche il comparto dell’auto. Sui dazi la premier si dice «preoccupata» e, se da un lato invita alla calma, convoca per lunedì 8 una nuova riunione dei ministri tutta dedicata alla crisi export. Una task force con i vicepremier e sei ministri dovrà dare le prime valutazioni di impatto e poi riconvocarsi frequentemente, ricevendo martedì le parti sociali a Palazzo Chigi.
L’intervento di Meloni nel Cdm
Secondo quanto si apprende dall’entourage di Palazzo Chigi, ieri la premier Meloni è intervenuta (a sorpresa, durante il Cdm) sui dazi, indicando la rotta ai suoi ministri. «Come ho già detto, penso che questa decisione dell’Amministrazione Trump sia sbagliata, perché le economie delle Nazioni occidentali sono fortemente interconnesse e politiche protezionistiche così incisive danneggeranno non solo l’Unione europea ma anche gli Stati Uniti. Qualsiasi ostacolo agli scambi internazionali è penalizzante per una Nazione come l’Italia. I dazi tra economie equivalenti, per noi, non sono mai una buona notizia», ha detto la Presidente del Consiglio. L’indicazione di Meloni è questa: «È importante non amplificare ulteriormente l’impatto reale che la decisione americana può avere.
Assorbire i dazi
Le esportazioni italiane negli Stati Uniti valgono cica il 10% del totale. L’introduzione di dazi può, forse, ridurre questa quota di export ma è ancora presto per quantificarne l’effetto e per capire quanto i nostri prodotti saranno effettivamente penalizzati. I dazi all’importazione con ogni probabilità saranno in parte assorbiti». La premier ha voluto anche ragionare sul worst case: «Molto diversa è la situazione che si potrebbe creare nel caso in cui si scatenassero panico e aspettative negative tra i consumatori, portando quindi ad una contrazione dei consumi e degli investimenti delle imprese. Il compito di tutte le Istituzioni, non solo del Governo, è quello di riportare l’intera discussione alla reale dimensione del problema.
La trattativa con gli Stati Uniti
Dopodiché, bisognerà, ovviamente avviare una trattativa con gli Stati Uniti. Credo che questo nuovo choc che colpisce l’Europa, dopo la pandemia e la guerra in Ucraina ancora in corso, possa essere l’occasione per affrontare questioni che l’Unione europea ha trascurato da tempo. Penso alle regole ideologiche e non condivisibili del Green Deal, al rafforzamento della competitività delle nostre imprese, all’accelerazione del mercato unico e alla necessità di una maggiore semplificazione: questi punti hanno rappresentato di fatto dei “dazi” che l’Unione europea si è autoimposta».
Il Congresso della Lega e Consiglio nazionale di Forza Italia
L’incertezza però regna sovrana. In questo clima si aprono oggi due appuntamenti di verifica importante per la compagine di maggioranza: il congresso della Lega a Firenze e il Consiglio nazionale di Forza Italia a Roma. Tutto lascia presupporre che i due partiti del centrodestra si orienteranno su posizioni opposte. Con lo slogan “Una forza popolare europea” Antonio Tajani comparirà a braccetto del presidente del Partito Popolare europeo Manfred Weber. Da parte loro, la risposta ai dazi di Trump sarà la più europeista: sarà votato un documento politico che sottolineerà l’Europa «sempre più protagonista nel nuovo scenario geopolitico mondiale» e che parlerà degli «strumenti per rafforzare la sicurezza e la difesa per proteggere i cittadini dell’Ue e le imprese italiane».
Agricoltura europea sotto pressione
E nella kermesse azzurra ci sarà spazio per discutere dell’instabilità geopolitica che «ha posto l’agricoltura europea sotto una pressione senza precedenti», alla preoccupazione «per il rischio di escalation tariffaria e per l’inasprirsi di altre barriere al commercio, le quali non gioverebbero a nessuno, oltre che per la crescente dipendenza delle nostre catene di approvvigionamento da paesi terzi». Da Firenze, dove si va alla riconferma di Matteo Salvini, tutt’altri toni sull’Europa. I “patrioti” stanno con Trump, gli accenti saranno ben diversi da quelli usati nelle stesse ore da Tajani a Roma.
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