Patto d’azione
Meloni in Germania con mezzo Governo e mezzo pil nazionale: il flirt col socialista Scholz che mette nell’angolo Salvini
E mentre Meloni tratta con pragmatismo con i leader socialisti europei, Salvini (sempre più laterale) organizza il vertice con le destre estreme europee dalla francese Le Pen alla tedesca Afd
Un viaggio con quattro destinazioni. E qualche effetto collaterale. E’ una mission molto interessante quella della premier Meloni ieri a Berlino per la firma del Patto d’azione tra Italia-Germania. Si tratta dell’accordo gemello e ugualmente multidisciplinare a quello firmato nel novembre 2021 tra Italia e Francia (Trattato del Quirinale). La cornice è la stessa che allora vollero dare il presidente Mattarella e l’ex premier Draghi. I rapporti bilaterali “rafforzati” politici ed economici servono a blindare il nucleo fondatore dell’Europa, una sorte di “Piano B” se e quando il “Piano A” – l’Unione appunto – dovesse mostrare qualche flessione o rallentamento di troppo.
Ed ecco la prima destinazione del viaggio: rafforzare la partnership economica. La firma del Patto d’azione ha avuto una cornice – il Business forum – che ha visto protagonisti nelle rispettive delegazioni presso la Haus der Deutschen Wirtschaft il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani e il Ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, il ministro della Difesa Guido Crosetto e dell’Interno Matteo Piantedosi. Per il governo tedesco erano presenti, oltre al Cancelliere, anche il Vice Cancelliere e Ministro per l’Economia e la Protezione climatica, Robert Habeck. Fra i temi al centro del Forum: competitività, industria, infrastrutture, clima, energia e immigrazione. Oltre a mezzo governo, nella delegazione italiana era presente anche mezzo pil nazionale: Leonardo, Fincantieri, Snam, Cassa Depositi e Prestiti, Marcegaglia, SEDA Group, UniCredit, Beltrame Group, ITA Airways, Generali, Gruppo Ferrovie dello Stato italiane, Brembo e Menarini. Idem per i tedeschi. Roba seria.
La stampa tedesca ha fatto filtrare che il “Patto d’azione” Italia-Germania possa essere anche più strategico del Trattato del Quirinale. I settori che ne potrebbero maggiormente beneficiare sono energia (una condotta per l’idrogeno dagli impianti in Africa in Germania attraverso l’Italia), difesa (la Germania ha sottoscritto gli accordi Nato e deve organizzare dal nulla un proprio sistema di Difesa) ed economia.
Dall’economia alla politica economica, la seconda destinazione del viaggio. Ovverosia limare le differenze – che ci sono – su nuove regole del Patto di stabilità e Mes (Fondo salva stati). Su questo punto il Cancelliere è stato più ottimista di Meloni. E questo, visto che i più severi con l’Italia sono proprio i tedeschi, è di buon auspicio. “Ci sono buone discussioni e progressi – ha detto Scholz nella conferenza stampa finale – è chiaro che dobbiamo trovare insieme una sintesi sapendo che i criteri fiscali sono importanti ma non tali da costringere un paese membro all’austerità”. Parole che hanno il sapore del miele per Giorgia Meloni che a sua volta ha chiarito i “passi in avanti giorno dopo giorno sul Patto di stabilità” L’Italia ha minacciato il veto che vorrebbe dire tornare alle vecchie regole. La premier ha ribadito quali sono gli obiettivi di Roma: scomputare dal debito la spesa su armamenti, transizione green e digitale “visto che sono obiettivi richiesti da Bruxelles”. Poiché “noi siamo un paese (sic, e non Nazione, ndr) serio che rispetta gli accordi fatti, chiediamo un Patto di Stabilità possibile da rispettare”. Il Cancelliere ha glissato sul “dettaglio” del Mes, il punto è “farcela insieme”.
Rientra nel “Patto” – ed è la terza destinazione del viaggio – la condivisione del principio che guida le politiche sull’immigrazione. “Dobbiamo ridurre il flusso dei migranti irregolari”. La ricetta generale è quella del sistema dei partnerariati “sullo stesso piano, paese-paese”. Per questo, ha precisato Scholz, “guardiamo con grande interesse al patto Italia-Albania”. Meloni, che ha parlato fianco a fianco a Scholz, lo ha guardato con occhi ridenti, di chi sa di poter accettare la sfida: “Io penso che l’accordo con l’Albania sia innovativo. Ora gli uffici stanno scrivendo il dettaglio delle regole del gioco. Se sapremo scriverle bene e nel rispetto di leggi e direttive, sarà pionieristico e potrà essere duplicato”.
La quarta e ultima destinazione del viaggio a Berlino si chiama elezioni europee. La firma del Patto è stata facilitata dai buoni uffici tra Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen che Fratelli d’Italia non aveva votato cinque anni fa e che non rientra nel recinto delle alleanze possibili dei Fratelli a livello europei. Anzi, i Conservatori, di cui Meloni è presidente, sono – almeno sulla carta – fuori da quella maggioranza. Ma in questo anno e mezzo la premier italiana ha dimostrato e confermato la fede euroatlantica e, tutto sommato, anche la fedeltà a determinati principi. Cosa tutto questo comporti in vista delle prossime europee è al momento una suggestione. Meloni e i suoi Fratelli in appoggio ad una maggioranza Ppe, liberali e Socialisti? Non sfugge che sia Rama che Sholtz siano entrambi del Pse.
E qui si arriva, allora, al primo dei due effetti collaterali del viaggio a Berlino e del Patto tedesco: nuovi ed ulteriori mal di pancia di Matteo Salvini sempre più laterale e, anzi, schiacciato nell’angolo delle estremità. Cioè, Meloni tratta con pragmatismo con i leader socialisti europei mentre Salvini organizza il vertice (Firenze, 3 dicembre) con le destre estreme europee, dalla francese Le Pen alla tedesca Afd. Il secondo effetto collaterale è che la base dei Fratelli non sia poi così convinta dell’attivismo filo atlantico e filoeuropeista di Giorgia Meloni.
Visto dal buco della serratura della politica italiana, si tratta di effetti collaterali importanti. Più della fermata privata (a Ciampino) che Le Frecce hanno garantito al ministro-cognato Lollobrigida (Iv chiede a Salvini di dare spiegazioni e le dimissioni del ministro). E più delle teorie sulle “donne-diavolo” che il dottor Amadori, consulente del ministro dell’Istruzione Valditara, ha espresso in un libro.
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