L’altro giorno, nel corso delle comunicazioni al Senato in vista del prossimo Consiglio Europeo, Giorgia Meloni ha inevitabilmente fatto riferimento alla crisi mediorientale e a come essa lambisca gli interessi italiani. Gli applausi dedicati al passo del suo discorso circa le violenze subite dalle nostre forze dell’ordine in occasione delle manifestazioni “pro Palestina” non sono stati soltanto i più calorosi: sono stati gli unici.

Non suscitava nessun applauso di quella platea senatoriale il riferimento fatto dalla presidente del Consiglio ai massacri del 7 Ottobre e all’esigenza di non dimenticarli. Non disturbava l’assopimento dei senatori il riferimento di Giorgia Meloni agli ostaggi nei tunnel di Gaza. Naturalmente si può comprendere la maggiore sensibilità italiana, e di chi è chiamato a rappresentarla, se sono nostri connazionali a correre pericoli: siano essi quelli cui sono esposte, qui da noi, le forze dell’ordine, o siano quelli che minacciano, laggiù, i nostri militari.

Meloni e la memoria corta sulla comunità internazionale

Ma quando Giorgia Meloni reclama, anzi “pretende”, che “venga garantita la sicurezza dei nostri soldati” sul fronte libanese, ebbene dovrebbe riservare almeno una piccola quota della propria indignazione alla cosiddetta comunità internazionale, di cui l’Italia fa parte, la quale ha assistito alle inefficienze (è un eufemismo) di quella missione e ha lasciato che diventasse il paramento azzurro dei burattinai filo-iraniani. I nostri soldati, certo non per colpa loro, non hanno affatto “contribuito per anni alla stabilità lungo il confine libanese”, come dice la presidente del Consiglio con un poco di azzardo.

Meoni ignora i bombardamenti di Hezbollah?

Per anni, al contrario, lungo quel confine si formava e premeva indisturbato l’esercito terrorista più potente del mondo, quello che Israele ha dovuto cominciare a colpire e respingere dopo dodici mesi di razzi, missili e droni sulla propria popolazione. Quando Giorgia Meloni, pur comprensibilmente, lamenta che “per la prima volta in un anno di azioni militari israeliane” le postazioni del contingente italiano “sono state colpite”, fa le mostre di ignorare – ma non ignora – che da un anno Israele chiedeva alla comunità internazionale, e dunque anche all’Italia, di attivarsi affinché premesse per la cessazione dei bombardamenti dal Libano verso Israele.

Meloni pretenda sicurezza dall’Onu

È dunque non solo giusto, ma anche doveroso, che il governo italiano pretenda protezione per i propri soldati. Ma deve pretendere che il signore dell’Onu non continui a tenerli lì a garantire la pace di Hezbollah. Il viaggio del nostro ministro degli Esteri in Israele, nei prossimi giorni, potrebbe essere l’occasione per far comprendere che l’Italia non milita per una pace a spese degli israeliani.