Quando ci sono i mondiali di calcio, sono tutti commissari tecnici. Quando c’era il Covid, tutti virologi. Tutti dottori. Anche quelli che il corpo umano l’hanno studiato al massimo sull’Allegro Chirurgo. È arrivata la guerra e gli stessi – in precedenza allenatori, poi dottori – sono diventati tutti raffinati esperti di geopolitica. E naturalmente di strategia militare. Tutti con il Master preso su Risiko, attaccando la Kamchatka.

Ma la verità è che i problemi complessi non si accontentano di slogan, banalità e pensierini da terza elementare. Soprattutto quando si toccano i temi delicati della politica estera. Quello che si annunciava come un weekend di creme solari e letture estive si è trasformato in un thriller: il fondatore della Wagner, creatura di Putin vergognosamente specializzata in massacri e fosse comuni, si stava ribellando al suo capo addirittura marciando su Mosca.

Con la consueta sobrietà, il numero due del regime russo, l’ex primo ministro ed ex moderato Medvedev, metteva in guardia sul rischio di far cadere le armi nucleari in mani sbagliate. Esprimendo con toni roboanti e apocalittici un concetto tuttavia molto serio: se la Russia si divide – ipotesi non inverosimile a questo punto – sarà diffcile mantenere unitario il governo dell’atomica.

E dunque il primo sabato estivo ci ha proiettato in un mondo oscuro di ombre e incertezze che cozzavano con il sole splendente della giornata. Alla fine sappiamo come si è messa una toppa sulla falla. E naturalmente gli esperti social hanno cominciato la loro dotta disquisizione su Twitter: era tutta una messinscena, erano già d’accordo, ho un cugino che vive a Rostov e mi ha spiegato tutto. Molti che non avevano nulla da dire lo hanno comunque detto e scritto. La verità è che ci sono poche cose chiare. E per capirle non servono i cugini di Rostov.

La prima: si sta scrivendo il nuovo ordine mondiale. O forse il nuovo disordine mondiale. Scordatevi Yalta, tutto sarà meno rigido e più multipolare. La seconda: il mondo si sposta ad Est. L’Europa non è più centrale. E soprattutto l’Europa non è, se continua a essere stretta tra il populismo delle dichiarazioni e la burocrazia delle decisioni. La terza: Putin non è mai stato così debole. Quindi ora è il momento di chiudere l’accordo. E se sommiamo le prime tre cose capiamo che in questo accordo l’Europa deve giocare anche la carta diplomatica. Altrimenti lo faranno solo i cinesi, i turchi o il Vaticano.

La quarta: Giorgia Meloni non è stata consultata da Biden. Non va bene. Non è un fatto personale. Su tutte le vicende europee il Primo Ministro italiano deve stare al tavolo che conta con gli altri leader europei del G7. Se non ci sta è un problema per l’Italia, non per Fratelli d’Italia. Ed è un problema reale. Appena la maggioranza capirà che è una questione più seria dei Rave party e di Peppa Pig sarà un gran giorno.

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Matteo Renzi (Firenze, 11 gennaio 1975) è un politico italiano e senatore della Repubblica. Ex presidente del Consiglio più giovane della storia italiana (2014-2016), è stato alla guida della Provincia di Firenze dal 2004 al 2009, sindaco di Firenze dal 2009 al 2014. Dal 3 maggio 2023 è direttore editoriale de Il Riformista