No secco ad accedere ai fondi europei del Mes, stretta al reddito di cittadinanza, ristori per i commercianti che pagano commissioni sul Pos, no all’immigrazione incontrollata. E infine pieno sostegno all’Ucraina e rendersi indipendenti dall’aiuto internazionale dei partner stranieri, per non diventarne dipendenti, che sia dal gas russo o dall’elettricità cinese. Giorgia Meloni ha fatto il punto della situazione e un bilancio su questi suoi primi due mesi di governo nel salotto di Porta a Porta.
“Finché io conto qualcosa, che l’Italia non acceda al Mes lo posso firmare con il sangue”, ha detto brandendo l’agenda con su scritto “Giorgia”. Ha confermato che l’Italia non accederà all’ex fondo salva-Stati ma apre sulla riforma del meccanismo di assistenza finanziaria. L’Italia è il solo Paese dell’Ue a non averlo ratificato. Per Meloni non è questo “il grande tema”, “però, certo, se rimaniamo gli unici che non la approvano – ammette – blocchiamo anche gli altri. Ne discuterà eventualmente il Parlamento”. Un’affermazione che apre a un via libera a gennaio della ratifica.
“Ma la domanda è: prima di entrare sul dibattito sulla ratifica, possiamo rendere questo strumento utile? Il direttore del Mes – afferma Meloni – ha detto che sono aperti alla posizione dell’Italia, vorrei parlare con lui per capire se c’è un modo di prendere un fondo a cui nessuno accederà, sicuramente non l’Italia, e farne un fondo utile per qualcuno, con minori condizionalità, priorità diverse. Una cosa che non rischi di metterti un cappio al collo“.
Nella sua prima intervista televisiva da quando è premier non si è soffermata sulla manovra. Lo aveva fatto in mattinata quando ai parlamentari ha detto: “Si può migliorare, siamo in rodaggio, ma le parole di chi pensava alla partenza del governo come a una catastrofe stanno tornando indietro come un boomerang“. “Sono cresciuta nella conflittualità, figuriamoci se mi spaventano le manifestazioni. L’unica cosa che mi spaventa è deludere”, continua la presidente del Consiglio spiegando che il suo obiettivo è quello di avere, a fine legislatura, un Paese più “ottimista, che si fidi delle sue istituzioni”. Sa bene “a cosa vado incontro, so quali sono i poteri con i quali hai a che fare, le incrostazioni, so che è un lavoro difficile, so che incontreremo trappole, ma penso che sia alla nostra portata ed è una priorità. Per me se una cosa è giusta, si fa”.
E questo vale per tutti i temi che Meloni ha portato avanti durante la campagna elettorale e che ha ribadito nel salotto di Bruno Vespa, a partire dal Mes. Sul Reddito di Cittadinanza ribadisce che saranno protetti i fragili, gli ultra sessantenni e chi ha figli minori, ma per tutti gli altri si cambia: “Lavori dignitosi ci sono e si trovano. Si vorrebbe creare un mondo perfetto dove tutti trovano il lavoro dei loro sogni ma se ti rifiuti di lavorare con lavoro dignitoso perché accetti solo il lavoro dei tuoi sogni non puoi pretendere che ti mantenga lo Stato con le tasse pagate da chi ha accettato un lavoro che spesso non era il lavoro dei sogni”, scandisce.
Sul Pos, dove il governo alla fine ha mantenuto l’obbligo per gli esercenti di accettare pagamenti non in contante, la premier ribadisce che il peso delle commissioni non può andare sui commercianti e conferma che farà “moral suasion” perché si azzerino le commissioni, altrimenti “posso considerare la commissione come un extragettito, tassarla e utilizzare quei soldi per aiutare gli esercenti che hanno difficoltà”. E infine i migranti. “Sì, tra Italia e Francia c’è stata una frizione sui migranti – ha detto – E lo rivendico. In Francia hanno ricevuto una sola nave ong e si sono arrabbiati. Il problema non sono i profughi. Sono le migliaia di migranti irregolari. Abbiamo ricollocato in Francia e Germania solo 117 migranti su 94 mila”. E accusa: “Quelli che accogliamo noi sono banalmente quelli che hanno i soldi da dare agli scafisti. Non è un modo intelligente di gestire l’immigrazione”.