Deve fare “i conti con la realtà”, dice davanti alle telecamere accese per la sua consueta rubrica “Appunti di Giorgia”, che sembra quasi un modo per giustificare le promesse non mantenute con gli elettori che l’hanno votata in massa lo scorso 25 settembre.
La premier Giorgia Meloni torna con un lungo video, 15 minuti, a parlare del caro benzina e del taglio delle accise, due temi che da giorni occupano le prime pagine dei giornali. La leader di Fratelli d’Italia lo fa all’indomani del Consiglio dei ministri che ha votato un decreto ad hoc contro il caro carburanti, ma senza il taglio delle accise evocato a gran voce dagli alleati di Forza Italia e Lega, dopo che lo stesso esecutivo lo aveva cancellato a partire dal primo gennaio 2023.
Una misura troppo cara, un miliardo al mese il costo, ma soprattutto senza coperture economiche. Così dopo aver promesso il bengodi, Meloni torna di colpo con i piedi a terra e si trasforma in leader responsabile. Lontani i tempi del 2019, quando Giorgia in uno sketch per i social tuonava contro il governo da una pompa di benzina, chiedendo a gran voce di abolire progressivamente le accise.
Ma i tempi, e soprattutto le responsabilità ora che è finalmente arrivata a Palazzo Chigi, sono cambiati. “Per tagliare le accise non avremmo potuto aumentare il fondo sulla sanità, la platea delle famiglie per calmierare le bollette domestiche, per i crediti delle Pmi: tutte queste misure sarebbero state cancellate per prevedere il taglio della accise”, spiega infatti Meloni per giustificare il ‘no’ del governo ad un taglio delle accise.
D’altra parte la premier apre ad un futuro in cui questa misura verrà presa nuovamente, si dice infatti “fortemente speranzosa” per un taglio “strutturale e non temporaneo”, ma per farlo c’è bisogno “di una situazione diversa” e cioè “di rimettere in moto la crescita economica”.
La presidente del Consiglio però si spinge anche più in là e per giustificare il ritorno delle accise smentisce il proprio programma elettorale: “Io non ho promesso in campagna elettorale che avrei tagliato le accise sulla benzina perché sapevo la situazione di fronte alla quale mi sarei trovata”, spiega nel video.
Eppure basta leggere il programma elettorale di Fratelli d’Italia e arrivare a pagina 26 per leggere quanto segue: “Sterilizzazione delle entrate dello Stato da imposte su energia e carburanti e automatica riduzione di Iva e accise”.
Secondo la presidente del Consiglio, che così smentisce anche i suoi stessi alleati di governo, dal primo gennaio 2023 non c’è stato alcun balzo improvviso alle pompe di benzina. “Il prezzo medio del taglio delle accise nel precedente governo era di 1.885 euro, il 27 giugno era di 2.073 euro, il primo agosto di 1.877. Allora posso anche capire che il prezzo ora è alto ma dove era la stampa quanto il prezzo della benzina era a 2.077 euro. Io non ricordo negli anni precedenti le campagne di questi giorni. Poi ci sono le storture e bisogna intervenire“.
Dunque senza interventi sulle accise, il decreto votato martedì in Consiglio dei ministri punta ad interventi a costo zero. Il faro diventa dunque la “trasparenza”. Due le chiavi: da una parte il monitoraggio dei prezzi non sarà più settimanale ma giornaliero, quindi viene introdotto l’obbligo di esporre il prezzo medio nazionale accanto a quello di vendita alla pompa, con sanzioni che potrebbero essere comminate dal prefetto, mentre in caso di recidiva una sospensione dell’attività per un periodo tra un minimo di 7 e un massimo di 90 giorni.
Ma soprattutto in questo modo sarà lo stesso consumatore-automobilista a vedere di persona la differenza tra il prezzo medio e quello adottato dal singolo benzinaio. Inoltre il decreto ad hoc prevede che i fornitori in autostrada dovranno avere un tetto che sarà fissato da una norma. Sarà inoltre irrobustita la collaborazione con la Gdf per avere più controlli e verrà istituita una Commissione di allerta rapida sui prezzi, all’interno dell’Antitrust.