Se Atene piange, Sparte non ride. Se da una parte l’ex campo largo di lettiania memoria resta un cantiere aperto, col compito complicato di mettere insieme i riottosi partiti centristi attorno alla cosiddetta ‘agenda Draghi’ e archiviare così la stagione dei 5 Stelle, dall’altra parte il centrodestra non vive momenti più facili.

L’ennesimo segnale di difficoltà all’interno della coalizione, unita nel far cadere il governo Draghi, è sempre sulla questione della leadership. Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, forti di sondaggi come quello di Swg per il Tg di La7 che li danno ormai al 25%, doppiando la Lega di Salvini, non molla un centimetro sulle condizioni per correre assieme allo stesso Salvini e a Silvio Berlusconi. 

Se non dovessimo riuscire a metterci d’accordo” sul nodo della premiership nel centrodestra “non avrebbe senso andare al governo insieme”, sono le parole durissime della Meloni nell’intervista concessa all’edizione delle 20 del Tg5. 

Confido che si vorranno confermare, anche per ragioni di tempo, regole che nel centrodestra hanno sempre funzionato, che noi abbiamo sempre rispettato e che non si capisce per quale ragione dovrebbero cambiare oggi”, ha sottolineato ancora Meloni.

Meloni ha anche aggiunto che pensa che sarà una campagna elettorale “violentissima” ma che “non ci facciamo intimidire. E penso anche che la sinistra abbia bisogno di inventare una macchina del fango contro di noi, perché non può dire niente di concreto e di vero. Noi non abbiamo bisogno di inventare una macchina del fango contro di loro perché possiamo banalmente raccontare i disastri che hanno prodotto in Italia negli ultimi 10 anni al governo”.

Alla leader di Fratelli d’Italia ha risposto poco dopo Salvini, nel tentativo di distensione tra le parti. “Lasciamo a sinistra litigi e divisioni: per quanto ci riguarda, siamo pronti a ragionare con gli alleati sul programma di governo partendo da tasse, lavoro, immigrazione e ambiente. Chi avrà un voto in più, avrà l’onore e l’onere di indicare il premier”, le parole del segretario del Carroccio.

Sullo sfondo la questione della leadership, con la regola ‘aurea’ del leader del partito di coalizione con più voti che salirà al Colle per farsi conferire l’incarico di premier, ma anche quella della composizione delle liste per i seggi uninominali. 

Redazione

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