Giovanni Toti è estraneo alle accuse? Non si dimetta. Lo abbiamo scritto per primi. E’ nelle condizioni di governare serenamente la Liguria? Non si dimetta. Ha ancora una maggioranza politica in consiglio regionale? Non si dimetta. Alla Procura diciamo: basta con la carcerazione preventiva. Liberate il prigioniero Toti. Restituite agibilità democratica all’istituzione votata dai cittadini. Però poi, capiamoci: se a breve termine la macchina risulterà a vario titolo inceppata, inamovibile, ingovernabile, allora se ne dovranno trarre, giocoforza, le conseguenze.

Non si può portare avanti l’agonia di una situazione ingessata: niente piagnistei, basta sceneggiate: lo stallo alla messicana non può permetterselo nessuno. E neanche i dolori del giovane Toti: abbiamo bisogno di una Liguria che corre, che chiude i cantieri aperti rendendo onore alla cultura del fare di cui il modello Genova è stato un faro. Anzi: una lanterna. Lo sa bene Giorgia Meloni che al riparo dai microfoni avrebbe allertato i suoi in Liguria: “Pronti”, come diceva il suo slogan delle ultime elezioni. “Toti ha detto che avrebbe letto le carte e avrebbe dato le risposte. Aspettare quelle risposte e valutare penso sia il minimo indispensabile per un uomo che ha governato molto bene quella Regione”. Sostanzialmente la premier congela le dimissioni oggi per averle domani. O meglio, la settimana prossima. Quando potrà esibirle anche nel confronto televisivo che userà come discesa libera verso il voto dell’8 e 9 giugno.

Matteo Renzi prevede che sarà proprio Meloni a decretare la fine dell’esperienza Toti: “Per me il presidente della regione Liguria deve decidere con la propria coscienza e la sua coalizione. Ho l’impressione che in realtà Toti sarà vittima anche dei giustizialisti della sua stessa parte politica. In altri termini, la dico chiara, Fdi proverà a utilizzare questa cosa per mandarlo a casa e provare a prendersi la Regione…”. E sa bene che Toti si trova a un bivio interessante il Pd, che in Liguria parla per bocca di Andrea Orlando: “Senza nessuna forma di giustizialismo, mi chiedo se ci possiamo permettere di rimanere in questa sorta di stallo”. Amministrare una regione stando ai vincoli della carcerazione domiciliare è impresa assai ardua. Finora non riuscita a nessuno. Anche perché le telefonate sono bandite, l’uso di internet vietato, la corrispondenza filtrata. Men che meno sono possibili riunioni. L’attività amministrativa può riprendere solo se i magistrati tolgono il dispositivo della detenzione domiciliare: nell’ipotesi in cui, pur andando avanti l’inchiesta, il governatore – tornato libero – riesca a condurre in porto i progetti aperti.

Altrimenti il passo indietro è una strada obbligata, perché la Liguria deve andare avanti nell’interesse dei liguri e di tutti gli italiani. Certo, la difesa del governatore – il legale di Toti, Stefano Savi – mette in chiaro come “Di nuovo, rispetto agli atti che sono stati depositati, non c’è nulla. Per quanto riguarda il discorso mascherine e dati sui contagiati che non sarebbero corretti, è un fatto che risale a circa 4 anni fa e di cui non abbiamo più avuto notizia. Naturalmente siamo tranquilli e i dati sono corretti. Era un fi lone esistente che aveva portato all’iscrizione per un falso, di cui non abbiamo saputo più nulla. Ad oggi non abbiamo avuto alcun seguito”.

Toti verrà ascoltato presto, difficilmente questa settimana, dai magistrati e fi no ad allora non farà istanza al gip per chiedere la revoca della misura cautelare. Solo in caso di risposta negativa verrebbe valutato il ricorso al Riesame. “Non si deve dimettere chi riceve un avviso di garanzia. In politica si deve dimettere sempre chi non e’ piu’ nelle condizioni di svolgere le proprie funzioni pubbliche, per qualsiasi ragione”, dice Matteo Richetti, capogruppo di Azione alla Camera. Richetti ha preannunciato di presentare una proposta tesa a vietare a partiti, politici e persone impegnate in politica di prendere risorse concessionarie a qualunque titolo. “Se sei titolare di una concessione e l’avere quella concessione dipende in qualche modo da una mia deliberazione, sarà sempre difficile escludere che il contributo alla mia attività avvenga in modo liberale e disgiunto rispetto a questa relazione trasparente che si crea”, ha aggiunto Richetti. “Poi credo che il tema di fi nanziamento alla politica debba essere necessariamente riaperto”. La stessa idea sostenuta ieri dal viceministro leghista (e ligure) ai Trasporti, Edoardo Rixi, da Pierferdinando Casini e da molti altri.

Da Fratelli d’Italia arriva in serata la voce della presidente della commissione parlamentare antimafia, Chiara Colosimo. “Sulla corruzione dobbiamo essere più netti e dobbiamo ricordarci che è un reato spia della criminalità organizzata”, sostiene Colosimo, la quale in merito alle indagini della magistratura emerse negli ultimi giorni spiega che la commissione ha anche “aperto un filone sulle ultime inchieste, dalla Puglia alla Liguria. Tutti i fari sono comunque accesi, per dare una fotografia attuale al Parlamento di quali metodi utilizzano le mafi e per infi ltrarsi nella pubblica amministrazione”. Sembra che FdI sia prossima a mollare gli ormeggi davanti a Genova.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.