Migranti e tassi di interesse alle stelle. La premier Giorgia Meloni attacca l’Europa. Nel corso delle comunicazioni alla Camera in vista del vertice di Bruxelles dove il 29  e 30 giugno è in programma il Consiglio europeo dove “un tema centrale sarà quello delle migrazioni. Incontro dove la premier arriva dopo i fatti accaduti lo scorso weekend in Russia, con i principali leader dell’Occidente che hanno mostrato scarsa considerazione per l’attuale governo italiano. La versione di Meloni è diametralmente opposta, ai limiti della propaganda: “Viene riconosciuto all’Italia un ruolo di nazione solida, credibile e affidabile. Lo dico con orgoglio pensando a molti che preconizzavano o scommettevano su un Italia isolata a livello internazionale. I risultati smentiscono anche questa volta i pronostici: un’Italia forte e credibile a livello internazionale è un’Italia in grado di affermare e difendere l’interesse dei suoi cittadini”.

Fatta questa premessa (soggettiva), la premier ricorda all’Europa che “non accetteremo soldi che trasformino l’Italia nel campo profughi d’Europa” e argomenta: “Le proposte che abbiamo concordato, certamente da perfezionare, vanno però nella giusta direzione: rendono le responsabilità per i Paesi di primo ingresso più sostenibili, valorizzano il concetto di Paese terzo sicuro, prevedono un meccanismo di solidarietà permanente e vincolante, pur con elementi di flessibilità nei suoi contenuti. Proponevano – sottolinea – che gli Stati che dovessero rifiutare i ricollocamenti dei migranti pagassero quelli che dovevano ricollocare i migranti. Ma io non avrei mai accettato di essere pagata per trasformare l’Italia il campo profughi d’Europa. Quello che abbiamo chiesto e ottenuto è che quelle risorse alimentino invece un fondo per difendere i confini esterni. Non per gestire l’immigrazione illegale, ma per contrastarla”.

Dopo le visite in Tunisia, al collasso ‘grazie’ alla dittatura di Kais Saied, Meloni rivendica il lavoro svolto: “Nelle missioni del 6 e dell’11 giugno mi sono impegnata perché l’Europa mantenesse alta l’attenzione sulla stabilità della Tunisia. Il lavoro continua in queste ore per giungere a un pacchetto europeo a sostegno di Tunisi”. Un sostegno che la premier definisce come “un segnale importante. Sono grata alla commissione europea per il lavoro che sta portando avanti e apprezzo che l’Europa riconosca finalmente che la stabilità dei Paesi del nord Africa è fondamentale anche per il nostro continente”.

Poi, a quasi due settimane di distanza dalla strage di Pylos in Grecia (dove centinaia di migranti hanno perso la vita), Meloni si unisce “al cordoglio per la recente tragedia avvenuta sulle coste greche. A nome del governo esprimo vicinanza ai familiari delle vittime e confermo l’impegno in ogni sede per stroncare il disumano traffico di esseri umani che continua a mietere vittime nel Mediterraneo”.

“Una civiltà come la nostra non può lasciare agli schiavisti del XXI secolo, trafficanti senza scrupoli che lucrano sulle vite umane, il potere di decidere chi entra e chi no in Europa, l’immigrazione irregolare di massa non ha niente di umano e di solidale e colpisce i più deboli, i più fragili, a partire da coloro che avrebbero diritto ad essere accolti” aggiunge.

Critiche anche alla presidente Crhristine Lagarde per l’aumento dei tassi d’interesse e, più in generale, per l’atteggiamento con il quale guida la Banca Centrale europea. “L’inflazione è tornata a colpire le nostre economie”, ma “la semplicistica ricetta dell’aumento dei tassi non pare a molti la strada più corretta da perseguire. Questa inflazione non è figlia di un economia che cresce ma di fattori esogeni come la crisi energetica. Non si può non considerare il rischio che l’aumento dei tassi finisca per colpire più le economie che l’inflazione, che la cura si riveli più dannosa della malattia”.

“Senza sostegno alla crescita non si può neanche garantire stabilità – osserva Meloni – La riforma della governance economica europea deve proteggere gli investimenti nei settori strategici e garantire procedure semplificate e veloci per le nostre imprese. Bisogna porre fine una volta per tuta alla stagione dell’austerità senza venir meno alla disciplina di bilancio”.

Nessun passo indietro sul Mes. “Non è un tema di merito ma di metodo, che prescinde dall’idea che abbiamo sull’utilità di questo strumento” osserva Meloni. Il punto che ho posto “è capire se per il Parlamento sia questo il momento per discutere questa materia, cioè se è giusto che si proceda a una ratifica senza sapere il contesto, senza conoscere il quadro generale. Secondo me è corretto porre sul tavolo i problemi nella loro interezza”. “Voglio cercare di interesse di difendere l’interesse italiano, discutere adesso di quest’argomento non è nell’interesse italiano“, ha ribadito Meloni.

 

 

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