Meloni verso blitz in Libano, il generale Portolano chiarisce l’errore dell’esercito israeliano: “Nostri soldati professionali”

GIORGIA MELONI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO BENJAMIN NETANYAHU PRIMO MINISTRO ISRAELE

Israele suggerisce a Unifil di sospendere la missione, oggettivamente paralizzata. Ma la missione Unifil non si ritirerà dal Libano, perché’ «è dove deve essere», come ha dichiarato l’Alto rappresentante europeo per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, nel corso della conferenza stampa al termine del Consiglio Ue Affari esteri a Lussemburgo. «Sappiamo che l’esercito israeliano afferma che l’attacco all’Unifil è stato accidentale e non volontario, ma allo stesso tempo ritiene che il modo migliore per evitare questo tipo di incidenti sia il ritiro della missione Unifil. Ebbene, non si ritirerà. Almeno fino a quando il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non prenderà un’altra decisione», ha detto Borrell.

Fonti palazzo Chigi: Meloni in Medio Oriente

L’area vedrà da vicino una iniziativa europea ed italiana nient’affatto secondaria. Giorgia Meloni andrà in Medio Oriente alla fine della settimana per toccare «due o tre tappe», accennano ambienti di Palazzo Chigi, «al momento riservatissime». Facile ipotizzare che vada a incontrare Netanyahu, non improbabile che tenti l’azzardo del Libano, andando nella base Unifil colpita dagli israeliani. Lo scopriremo chemin faisant, al termine di questa settimana costellata di impegni internazionali e potenzialmente densa di colpi di scena. La certezza: oggi i due impegni istituzionali della premier, il Consiglio dei ministri e poi la relazione alle Camere in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 la vedranno in prima fila, davanti ad opposizioni mai tanto sdrucciolate.

Il governo ha tenuto il punto (e la voce forte) con chi ha puntato i cannoni sul muro di cinta del compound italiano in Libano. Ma Meloni sa di non dover eccedere, il nemico sta dall’altra parte. E anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto, usa con Israele il pugno di ferro nel guanto di velluto e legge con soddisfazione le parole del suo inviato di ritorno da Gerusalemme, il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Luciano Portolano. Questa mattina nell’aula di Palazzo Madama e nel pomeriggio alla Camera, ribadirà naturalmente anche il sostegno fermo dell’Italia all’Ucraina, al fianco di Kiev «fino a quando ce ne sarà bisogno». Ancora grande riserbo sull’eventuale impegno del governo italiano per cambiare la missione libanese da ‘peace keeping’ a ‘peace enforcement’: «è una possibilità», si limita a riferire chi lavora al dossier.

“Riconoscere la Palestina”

E in quel senso vanno le dichiarazioni rese al Riformista da Stefania Craxi, presidente della III Commissione (Affari Esteri e Difesa) del Senato. Non a caso Meloni schiverà i colpi sui migranti che le preparano le opposizioni e dedicherà la maggior parte del suo intervento alla crisi mediorientale. Uno scenario incandescente e sul quale la Presidente del consiglio dovrà essere chiara, inequivocabile. Anche perché qualcuno, dall’opposizione, la tira per la giacchetta. «Le parole di Meloni nei confronti di Netanyahu rispetto alla richiesta che Unifil si tolga di mezzo, sono apprezzabili. Poi, secondo me, bisognerebbe seguire l’esempio di alcuni Paesi europei e, come ha chiesto Elly Schlein, riconoscere da parte del Governo italiano, dello Stato italiano, lo Stato di Palestina», ha detto ieri Stefano Bonaccini. Tutto da vedere, poi, con chi si farebbe la Palestina: con l’Anp rimasta senza voce, con Hamas rimasta senza Gaza o con Hezbollah rimasta senza capi? Domande che rimangono aperte. Così come inevasa rimane, malgrado le pressioni della sinistra italiana, l’idea di intervenire nella guerra al terrorismo sanzionando chi gli fa la guerra e non i terroristi.

“La risposta adeguata” dei nostri soldati

Al Consiglio Affari esteri di ieri in Lussemburgo, intanto, non c’è stata una discussione sull’idea di porre un embargo alle armi inviate a Israele. Un gruppo di Stati membri ha invece sostenuto la necessità di varare ulteriori sanzioni contro i coloni violenti in Cisgiordania. E se l’Europa non affonda contro Israele, anche da Gerusalemme si tende la mano alla diplomazia. Il governo (e l’esercito) israeliano hanno fatto sapere che «gli attacchi contro i caschi blu sono stati frutto di errori a livello tattico e che avrebbe analizzato tutte le attività svolte sul terreno, assicurandosi che non ci sarebbero più stati errori del genere nei confronti di postazioni dell’Onu», come ha riferito il generale Portolano che ha avuto un colloquio con il suo omologo, capo di Stato maggiore delle forze armate israeliane, Herzi Halevi. I soldati italiani «hanno regole di ingaggio per garantire la propria protezione e quindi dare una risposta adeguata», ha sottolineato il generale, che sottolinea come i nostri militari si siano comportati in maniera estremamente professionale, «pur frustrati nel non potere svolgere le attività operative, evitando un’escalation che avrebbe potuto coinvolgere tanti altri Paesi presenti nella missione Onu».