Il trentennale della fondazione
Meno carcere, più diritti: un altro anno dalla parte di Caino

Questo è un anno importante per noi, perché ricorre il trentennale della fondazione di Nessuno tocchi Caino, la splendida creatura che Marco Pannella e Mariateresa Di Lascia hanno concepito per temperare la giustizia con la grazia e affrontare il potere con la nonviolenza. In questi trent’anni sono stati rovesciati i principi sacri, le norme universali, le regole fondamentali dello Stato di Diritto. La lotta tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre ha alimentato il diritto penale ovunque nel mondo con pene di morte, pene fino alla morte, morti per pena. In Italia, nel nome della “guerra alla mafia”, ai processi penali si sono aggiunte altre misure, dette interdittive e di prevenzione, ma che sono state, spesso, più distruttive dei castighi penali.
Sono trent’anni nei quali abbiamo fatto luce e vivere la speranza soprattutto nei luoghi dove albergano le tenebre e vite senza speranza: nei bracci dei condannati a morte e in quelli dei condannati a vita, nelle sezioni del “carcere duro”, di isolamento e del “fine pena mai”. Quanti ne abbiamo chiusi di bracci della morte! Quanti ne abbiamo liberati di condannati a vita! Con le risoluzioni Onu sulla moratoria delle esecuzioni capitali. Con le sentenze della Corte europea e della Corte costituzionale sull’ergastolo ostativo. Con il “visitare i carcerati”, la nostra opera laica di misericordia corporale. È vero che “la durata è la forma delle cose”. Trent’anni. L’ultimo, quello che se ne è appena andato, è stato anche l’anno in cui Nessuno tocchi Caino ha avuto più iscritti nella sua storia: oltre 2.800. Come è potuto accadere? Semplicemente, abbiamo vissuto nel senso e nel modo in cui volevamo accadessero le cose. Abbiamo pensato, sentito e agito in modo nonviolento, inclusivo, “ecologico”.
Abbiamo cercato di avere cura della nostra “casa” e delle persone che la abitano. Abbiamo avuto una visione di insieme e dell’insieme che noi siamo, convinti come siamo che sia l’unione – non l’unità – a fare la forza e a farsi forte, non delle identità comuni, ma delle singolarissime diversità costituite da ognuno di noi. Nei 365 giorni dell’anno che è appena finito, almeno 200 li abbiamo vissuti nelle carceri. Le abbiamo visitate, spesso, insieme ai nuovi iscritti, agli avvocati delle camere penali, in alcuni casi insieme ai magistrati di sorveglianza. “Guai a distrarsi un attimo dalla attenzione sul carcere”, ripeteva spesso Marco Pannella. Perché è diventato un luogo non solo di privazione della libertà, spesso anche della salute e della vita. Una istituzione anacronistica, uno spazio e un tempo fuori dal mondo e fuori dal tempo, dove si infliggono pene corporali e quei trattamenti inumani e degradanti che nella storia dell’umanità abbiamo abolito. Schiavitù, tortura, pena di morte, manicomi, lazzaretti, a uno a uno li abbiamo superati e li abbiamo concentrati tutti in un luogo solo: il carcere.
Anche l’anno scorso, con Rita e i suoi scioperi della fame, abbiamo portato un po’ di sollievo, di ristoro, di amore nella comunità penitenziaria, dei detenuti e dei “detenenti” come li chiamava Marco. La sua iniziativa nonviolenta ha con-vinto il Capo del Dap Carlo Renoldi ad aumentare i contatti dei detenuti con i familiari, a concedere un maggior numero di telefonate, video chiamate e trasferimenti per l’avvicinamento alle loro famiglie. Siamo stati speranza per i dannati della terra, i naufraghi nel mare di dolore delle colonie penali dove nel 2022 sono state inghiottite 84 vite, un numero mai registrato in Italia. Nessuno tocchi Caino non significa solo giustizia e carcere, significa anche affermazione della vita del diritto per il diritto alla vita, liberazione dagli armamentari mentali e strutturali, violenti e mortiferi che connotano i regimi del nostro tempo. Che sia il regime carcerario italiano, il regime autoritario russo o il regime teocratico iraniano.
Con la nonviolenza, che è amore innanzitutto – diceva Mariateresa Di Lascia – nei confronti del nemico, disarmeremo il potere omicida e suicida che nelle carceri italiane, putiniane e iraniane sta facendo strame di diritto, vita, libertà. Insieme, ce la faremo a cambiare questo regime, questi regimi! Se riusciremo a parlare al male con il linguaggio del bene, all’odio con il linguaggio dell’amore, alla forza bruta della violenza con la forza gentile della nonviolenza. Soprattutto se continueremo a essere in tanti anche per quest’anno, ognuno diverso ma tutti, insieme, umanamente – prima che politicamente – uniti. Proprio in questo trentesimo anno di vita, che è anche l’anno del Congresso della nostra Associazione, ti chiediamo di non far mancare la tua iscrizione a Nessuno tocchi Caino. Per porre fine allo Stato-Caino e agli stati di emergenza. Per fare emergere stati di diritto e di coscienza. Per continuare, insieme e a partire da noi, a “essere speranza” – contro ogni ragionevole speranza – che il mondo cambi. Auguriamo un Buon Anno a tutti. Che sia per tutti noi e per le idee e gli obiettivi che ci stanno a cuore, un anno di vita e di amore, di giustizia e libertà.
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