Curiosità
Menù della Vigilia di Natale, dal pesce ai dolci cosa prevede la tradizione napoletana
Paese che vai, usanza che trovi. Come ogni festività che si rispetti, anche il Natale ha le sue tradizioni culinarie. Uno dei menù più sentiti è senza dubbio quello della Vigilia di Natale che apre le danze alla ricorrenza natalizia. In ogni paese e città d’Italia si possono trovare costumi, usanze e abitudini gastronomiche che si diversificano tra loro pur mantenendo come unico filo conduttore l’armonia del Natale.
Pasta, pesce, pandoro e panettone dominano sulle tavole di tutta Italia accanto all’albero e al rigoroso scambio dei doni. Ma l’orgoglio regionale fa sì che le tavole imbandite della penisola sfoggino un menù differente in base alle proprie tradizioni, permettendo anche uno scambio culinario che unisce il Paese da Nord a Sud anche in tavola. L’emblema dello spirito della Vigilia che si respira in ogni casa è testimoniato dalla famosa commedia teatrale di Eduardo De Filippo Natale in casa Cupiello, in cui tutta la famiglia è presa dalla frenesia della preparazione del cenone. La città di Napoli è celebre per le sue prelibatezze culinarie, che sfoggia senza dubbio anche nel menù della Vigilia di Natale.
IL MENU’ DELLA VIGILIA – Il filo rosso di tutta la cena ha come re il pesce, che domina il menù. Infatti, il primo ingresso delle portate è capitanato da un antipasto di pesce marinato, anche se tradizionalmente si prediligono le alici, o polpo all’insalata. La cena entra nel vivo con il primo piatto composto da spaghetti con le vongole, o lupini. Se da un lato c’è una categoria di pensiero che li vuole assolutamente in bianco, di contro c’è chi non disdegna quel tocco di pomodoro che rende la pietanza davvero natalizia. Infatti, c’è anche chi non riesce a fare a meno del ragù tradizionale anche al cenone, in quel caso accompagnato dalla carne. In questo caso, il menù viene condiviso con il centro-Nord Italia che prevede per la maggiore lasagne, cannelloni e ravioli.
Il secondo piatto vede baccalà fritto, capitone fritto o in umido, e spigola all’acqua pazza. Anche se il baccalà è il vero protagonista: si comincia proprio con il mussillo, chiamato così per indicare la delicatezza delle labbra sottili, per poi bassare alle zeppole di baccalà se si decide di cucinarlo fritto. Ma non bisogna dimenticare il capitone, cibo che apre diatribe in famiglia tra veri fan e chi invece non lo apprezza particolarmente. Preparato fritto, in umido o alla griglia, è in realtà al capitone che spetta il posto d’onore sulla tavola del cenone della Vigilia.
Dopo una portata di pesce non può certo mancare il contorno, composto dall‘insalata di rinforzo e broccoli al limone, come la tradizione vuole. Una delle spiegazioni più attendibili e a cui si fa riferimento quando ci si chiede perché sia utilizzato il termine ‘rinforzo’ è quella che vede l’insalata come una pietanza usata per rinforzare una cena composta da solo pesce, ritenuta solitamente leggera. Per dare ancora più autorevolezza alla cena, non possono mancare i dolci.
Per finire, non si può fare a meno della frutta con arance, mandarini, prugne secche, fichi secchi, nocciole e noci. La tradizione natalizia napoletana vuole che gli struffoli facciano da padrona sulla tavola del cenone, accompagnati dai tipici roccocò, mustaccioli, susamielli, pasta di mandorle, pandoro e panettone. Anche se questa conclusione di serata è in realtà condivisa dalla maggior parte delle tavole italiane che vedono torrone, pandoro e panettone, sia gastronomico che dolce riempito con creme di mascarpone o cioccolata, dominare il menù della Vigilia.
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