La Cancelliera uscente a Palazzo Chigi
Merkel passa il testimone a Draghi: “Sei tu il capo dell’Europa”
Il giorno del Dragone – ieri il premier ha avuto un’agenda molto fitta e intende tenere questo ritmo fino alla fine dell’anno – rischia di offuscarsi dietro qualche ombra. Non per colpa delle insofferenze di Matteo Salvini ricevuto ieri a palazzo Chigi subito dopo Angela Merkel (ma tu guarda il destino). Bensì perché le cabine di regia del Pnrr stanno iniziando a dare riscontri non positivi sulla messa a terra di progetti e riforme. E siccome Draghi è il primo a rendersene conto e non ci sta a cadere proprio su quella che ritiene la sua sfida principale (dopo la messa in sicurezza dal Covid) a palazzo Chigi stanno già affilando le armi in via preventiva per evitare flop e ritardi. Sarebbe insopportabile. «Sono sicura che l’Italia riuscirà a spendere ed investire molto bene le risorse del Next generation Eu» ha detto Angela Merkel nella sua visita di congedo dall’Italia in qualità di Cancelliera. E mentre lo diceva osservava la sua, e la nostra, assicurazione “Mario” con cui ha condiviso, da posizioni diverse, la maggior parte del suo lungo Cancellierato.
Superato il voto delle amministrative, Mario Draghi ha deciso di cambiare passo. «Non posso stare dietro all’agenda elettorale, abbiamo troppe scadenze da rispettare e intendo farlo» ha ripetuto anche ieri. Confortato o meno dal voto che avendo penalizzato le forze sovraniste sembra aver staccato altri dividendi a favore del suo esecutivo, il premier intende procedere con due consigli dei ministri a settimana «almeno fino alla fine dell’anno». Se poi saranno 22 o 24, questo dipende, «non li ho contati e non posso dire». Però l’intenzione è chiara: concludere il più possibile. L’operazione Quirinale è una totale incognita ed è ferma intenzione del premier «avviare anche un metodo di lavoro» valido da qui al 2026, ovverosia per la realizzazione del Pnrr. Ieri è stato quindi il primo giorno della vera Fase 2 del governo, quella che va da dopo le amministrative (al netto dei ballottaggi che non possono cambiare più di tanto il quadro generale) fino all’elezione del nuovo Capo dello Stato. Dopo, nel caso, inizierà la Fase 3.
Il primo giorno della Fase 2 è stato pieno di suggestioni. E di impegni: alle 9 al Senato per la conferenza dei presidenti dei Parlamenti dei vari paesi Ue; alle 10 un consiglio dei ministri (riapertura discoteche); alle 11 la prima cabina di regia sull’attuazione del Pnrr, il primo check è stato riservato all’Istruzione e alla ricerca; alle 12 conferenza stampa; alle 13 cortile d’onore con Angela Merkel e bilaterale con la Cancelliera; alle 14 conferenza stampa in Sala dei Galeoni; alle 14.45 colazione fuori, lontano da palazzo Chigi, prima e al momento unica eccezione concessa con galanteria da Draghi all’amica Angela (il premier ha sempre consumato a palazzo Chigi i pranzi di lavoro). Alle 16 e 30, la chicca di una giornata intensa: il bilaterale con Matteo Salvini. La visita di Angela Merkel, al di là delle parole e dei distinguo, ha avuto il sapore e la solennità di un passaggio di testimone tra la leader del paese che ha guidato l‘Europa in questi sedici anni e colui che ha salvato l’euro. Il cortile d’onore ha dimostrato quanta confidenza ci sia tra i due: Angela ha sbagliato un paio di volte il cerimoniale, Mario – anche lui non fortissimo in queste cose – l’ha guidata toccandole il braccio; lei salutava con la mano le persone affacciate alle finestre che danno sul cortile, lui le faceva strada davanti al picchetto d’onore.
La confidenza tra due che hanno fatto tanta strada insieme. Hanno parlato di clima, ambiente, Libia, Afghanistan, futuro e destino dell’Europa a cui serve tornare leader nell’innovazione. E si sono passati il testimone. «Ringrazio la Cancelliera a nome del governo e mio personale per il ruolo determinante che ha avuto nel disegnare il futuro dell’Europa» è stato l’omaggio di Draghi che ha rievocato i tempi della Bce e del «whatever it takes». «La Cancelliera ha sostenuto con grande convinzione l’indipendenza della Banca centrale, anche quando venivamo attaccati per le politiche espansive necessarie per sostenere l’integrità della moneta unica, quando agivamo per allontanare i rischi di deflazione e per sostenere la ripresa. Le sono personalmente grato per gli scambi che abbiamo avuto in quegli anni difficili». E lei presidente Draghi, le ha riconosciuto Angela Merkel, «è stato il coraggioso garante dell’euro». A domanda precisa se per caso l’Italia prenderà il posto della Germania, è chiaro che hanno entrambi prima negato e poi celiato, l’Italia non sostituirà la Germania e viceversa. «La Cancelliera – ha riconosciuto Draghi – è stata campionessa di multilateralismo contro protezionismi e isolazionismi, ha trasformato il ruolo della Germania nella Ue», ha fatto passare il concetto che «solidarietà fa rima con responsabilità» e i fondi del Next generation Ue sono il risultato di questa svolta da cui, ha messo le mani avanti il premier, «è difficile tornare indietro». Svolta, è stato il sottinteso, che ha sbarrato l’avanzata di forze sovraniste e populiste, anti euro e contro l’Europa.
Ora però il Pnrr su cui ha così tanto scommesso l’Europa non è affatto tutto rose e fiori. E la narrazione di “Supermario”, “il Dragone” rischia un brutto risveglio. È di due giorni fa la notizia che palazzo Chigi ha bocciati tutti i trenta progetti, circa, proposti dalla Regione Sicilia. “Vizi formali” è stato detto, “facilmente risolvibili”. Speriamo. Ma quante sono le Regioni e i Comuni che stanno avendo problemi con la progettualità e l’esecuzione dei progetti? Sono arrivati i supertecnici che devono rafforzare le strutture, spesso inadeguate, degli enti locali? Che succede se qualche geometra o ingegnere si rifiuta di firmare qualcosa per timore di un avviso di garanzia? O se, disgraziatamente, qualcuno viene pizzicato con le mani nella marmellata? Che fa la magistratura, sequestra i cantieri e blocca i lavori? Che poi è quello che successe ai cantieri dell’Expo a Milano. C’era il governo Renzi e l’allora premier dovette intervenire con commissari e superpoteri. Il Piano B di Mario Draghi ci assomiglia molto.
Il sottosegretario alla Presidenza Roberto Garofoli aggiorna di continuo il cronoprogramma. Su 51 target da realizzare entro il 31 dicembre per essere nei tempi previsti ad avere accesso alla successiva tranche di 30 miliardi (25 sono arrivati a fine agosto), ne mancano ancora 38 divisi tra riforme ed investimenti. Tanti, troppi se c’è di mezzo la legge di bilancio e il decreto Concorrenza (un altro passaggio stretto forse più della delega fiscale). «È il momento di chiudere e i tempi iniziano ad essere corti. C’è un numero rilevante di provvedimenti da chiudere entro l’anno, abbiamo sempre mantenuto gli impegni e non vogliamo smettere ora» ha detto ieri mattina il premier nella conferenza stampa dopo la prima cabina di regia, l’appuntamento in cui viene fatto il tagliando ai progetti di ciascun ministero con la supervisione del coordinatore della segreteria tecnica Chiara Goretti. Il timore è che stia per verificarsi ciò che tante Cassandre – o gufi – hanno previsto dal primo giorno in cui si è parlato del Next generation Ue. La cronaca e i bilanci ci insegnano che il problema in Italia non sono i soldi ma la capacità di spenderli. Il Piano B di Draghi consiste in decreti, semplificazioni ed, eventualmente, commissari. Tutto dipende dai soggetti attuatori, comuni e regioni. «La Presidenza del Consiglio ha già chiesto ai ministri ulteriori provvedimenti per semplificare l’iter delle riforme del Pnrr. Ci sarà presto un altro decreto Semplificazioni nato sull’esperienza di questi primi mesi».
Ieri la prima cabina di regia è stata dedicata all’Istruzione e alla ricerca. «Perché il Piano – ha spiegato il premier – deve disegnare l’Italia di domani e dei giovani che è bene che vadano a fare esperienze all’estero ma è bene anche che riportino a casa il proprio bagaglio. Il Nobel al professor Parisi ci ha ricordato le nostre potenzialità». Il ministro Bianchi è alle prese con 6 riforme da adottare entro il 2022 tra cui riforma degli istituti tecnici professionali, orientamento nel passaggio dalle medie alle superiori, reclutamento degli insegnanti («a cui dobbiamo più rispetto e maggiori competenze»). In tutto Bianchi dispone di 17 miliardi ripartiti tra infrastrutture (fisiche e digitali) e potenziamento delle competenze. Tre miliardi sono destinati agli asilo nido (che hanno un altro miliardo e 600 milioni in budget), 800 milioni per la costruzione di nuove scuole e 430 mq di nuove palestre.
La ministra Messa ha a disposizione 9 miliardi per rafforzare la ricerca. E fare alcune riforme chiave come quella dei dottorati e delle lauree abilitanti. I primi bandi saranno pubblicati nel mese di novembre. In tutto questo Draghi ha avuto anche il tempo di incontrare Salvini. Tra i due, si legge nei rispettivi comunicati, «un lungo, cordiale e costruttivo colloquio sui temi economici e della crescita». Salvini sintetizza così: «Niente tasse, riunioni settimanali e accelerare sulla ripartenza. Poi i giornali scrivano quello che vogliono». Diciamo così: tutto bene quel che finisce bene. Almeno per qualche giorno.
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