Politica
Mes, la risoluzione della maggioranza passa anche al Senato. Si spacca il Movimento 5 Stelle
Via libera definitivo alla risoluzione della maggioranza giallo-rossa sulle modifiche al Mes, il Fondo Salva-Stati al centro di furenti polemiche con l’opposizione. Dopo aver trovato l’accordo nella notte, Pd e Movimento 5 Stelle sono riusciti a far passare il documento sia alla Camera che al Senato.
Il documento è passato nell’aula di Montecitorio con con 291 sì e 222 no; al Senato, con numeri in bilico a causa del voto contrario di alcuni “ribelli” tra le fila grilline, ha ottenuto 164 sì e 122 no. Il premier Giuseppe Conte ha abbandonato l’aula di Palazzo Madama prima del voto.
L’aula del Senato ha inoltre respinto tutte le risoluzioni delle opposizioni. Quella a firma di Roberto Calderoli è stata invece ritirata.
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SPACCATURA 5 STELLE – Il voto ha sancito la spaccatura all’interno del Movimento fondato da Beppe Grillo. I senatori Francesco Urraro, Ugo Grassi, Stefano Lucidi e Gianluigi Paragone hanno votato contro la risoluzione approvato dal loro gruppo. “Si è troppo marginalizzato il tema del Mes. Il tema in esame si pone fuori dal programma del M5S” e pertanto “annuncio il mio voto in dissenso dal gruppo”, ha detto Urraro. “La mia non è una dichiarazione in dissenso prodromica a un cambio di gruppo. Voglio solo invitare il mio gruppo e il governo a stare attenti a una questione: il Mes sta dentro un’architettura neoliberista dell’Europa, che ci nega una seria e incisiva politica espansiva”, ha spiegato invece Paragone. “Non sono una cavia, non sono un criceto. Quindi esco dalla gabbia, dalla ruota, e voto no”, è stato il duro discorso di dissenso di Lucidi.
IL TESTO DELLA RISOLUZIONE – La risoluzione presentata dalla maggioranza giallo-rosso chiede di “mantenere la logica di pacchetto (Mes, Bicc, Unione bancaria) alla quale accompagnare ogni tappa mirata ad assicurare l’equilibrio complessivo dei diversi elementi al centro del processo di riforma dell’Unione economica e monetaria, approfondendo i punti critici”. Inoltre impegna il governo a “escludere interventi di carattere restrittivo sulla detenzione di titoli sovrani da parte di banche ed istituti finanziari e comunque la ponderazione dei rischi dei titoli di Stato attraverso la revisione del loro trattamento prudenziale, ed escludendo le disposizioni che prevedono una contribuzione degli istituti finanziari all’Edis in base al rischio di portafoglio dei titoli di Stato. Inoltre, proporre nelle prossime tappe del negoziato sull’Unione bancaria l’introduzione (a) dello schema di assicurazione comune dei depositi (Edis), (b) di un titolo obbligazionario europeo sicuro (cosiddetto common safe asset–ad esempio eurobond) e (c) di una maggiore ponderazione di rischio delle attività di livello 2 e livello 3 (strumenti maggiormente illiquidi), che sia legata al loro grado di concentrazione sul totale degli attivi del singolo istituto di credito”.
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