Perché l’uomo è "signore e non schiavo del lavoro"
Messa di Natale, l’omelia di Papa Francesco: “Dare dignità al lavoro, basta morti”

“Nel giorno della Vita ripetiamo: basta morti sul lavoro! E impegniamoci per questo”. Francesco celebra la Messa della notte di Natale all’altare della confessione della Basilica di San Pietro.
Durante l’omelia si sofferma sulla strage che solo in Italia, quest’anno, ha fatto oltre mille vittime. L’esortazione quindi di “tornare a Betlemme”, all’essenziale del Natale e della fede: “Guardiamo al presepe e vediamo che Gesù alla nascita è circondato dai piccoli, dai poveri. Chi sono? I pastori. Stavano lì per lavorare, perché erano poveri e la loro vita non aveva orari, ma dipendeva dal gregge. E Gesù nasce lì, vicino a loro, vicino ai dimenticati delle periferie. Viene dove la dignità dell’uomo è messa alla prova. Viene a nobilitare gli esclusi e si rivela anzitutto a loro: non a personaggi colti e importanti, ma a gente povera che lavorava”.
Così “Dio stanotte viene a colmare di dignità la durezza del lavoro“, riflette il Papa: “Ci ricorda quanto è importante dare dignità all’uomo con il lavoro, ma anche dare dignità al lavoro dell’uomo, perché l’uomo è signore e non schiavo del lavoro“.
Anche quest’anno Francesco ha voluto anticipare la messa alle 19.30 (come l’anno scorso per via del coprifuoco). E anche questa volta ha scelto una citazione della poetessa Emily Dickinson, “Chi non ha trovato il Cielo quaggiù lo mancherà lassù”, per dire che “Dio non cavalca la grandezza, ma si cala nella piccolezza“, e “accogliere la piccolezza significa abbracciare Gesù nei piccoli di oggi, amarlo cioè negli ultimi, servirlo nei poveri: sono loro i più simili a Gesù, nato povero, ed è in loro che Lui vuole essere onorato”.
Da qui, la “sfida del Natale”. “In questa notte di amore, un unico timore ci assalga: ferire l’amore di Dio, ferirlo disprezzando i poveri con la nostra indifferenza”. Prosegue il pontefice: “Dio si rivela, ma gli uomini non lo capiscono. Lui si fa piccolo agli occhi del mondo e noi continuiamo a ricercare la grandezza secondo il mondo, magari persino in nome suo”.
Invita a guardare “oltre le luci e le decorazioni”, l’essenziale è guardare quel bambino che stanotte viene posato sulla mangiatoria di ogni presepe: “Nella sua piccolezza c’è tutto Dio. Dio viene al mondo piccolo. La sua grandezza si offre nella piccolezza».
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