Il caso della 63enne scomparsa a Trieste
“Mi sono sentito infangato, non mi hanno dato la mano”, il dolore di Sebastiano Visintin al funerale della moglie Liliana Resinovich

Non solo dolore ma anche amarezza per Sebastiano Visintin, oggi al funerale della moglie Liliana Resinovich. La donna di 63 anni era sparita a Trieste a metà dicembre e il corpo era stato ritrovato il 5 gennaio nei pressi del boschetto dell’Ospedale Psichiatrico. I funerali si sono tenuti stamattina in forma strettamente privata con solo una breve cerimonia di sepoltura nel cimitero di Sant’Anna. Accompagnato dal figlio, Visintin ha raccontato di persone che non hanno voluto stringergli la mano o che hanno evitato di guardarlo. Lo scrive il quotidiano Il Piccolo. “Ho visto la gente dentro, al funerale, e non ti danno neanche la mano. Tante persone si sono rivolte contro di me, mi sono sentito infangato”, le parole citate da Il Gazzettino.
La cerimonia dell’ultimo saluto è stata sobria e breve. Una trentina di persone di tutto tra parenti e amici. Al termine della funzione ha preso la parola la cugina della 63enne. Intercettato dai giornalisti del Piccolo Visintin ha descritto come “il peggio che ti possa capitare, non sto neanche in piedi. Non auguro a nessuno di andare al funerale della persona amata e di andarci da principale sospettato. Non mi merito questo calvario. La verità verrà fuori da sola. Ho saputo che sono molto vicini alla verità. Il gesto estremo sarebbe un dolore troppo grande”. Un appello ai giornalisti: “Spero che le vostre testate mi chiedano scusa”. L’uomo ha confermato che la moglie aveva intenzione di cambiare casa con lui, come raccontato anche da un’amica. E che avevano progettato una vacanza in Brasile nei prossimi mesi.
Claudio Sterpin, amico di 82 anni della donna, che la mattina della scomparsa aspettava Resinovich a casa sua, sostiene invece un’altra versione. La donna si recava frequentemente a casa dell’amico per aiutarlo nelle faccende domestiche. L’uomo ha detto che “tra due giorni si saprà tutto” e che “Lilly non stava bene con il marito, aveva deciso di lasciarlo e voleva dirglielo il 16 dicembre, il 17 dovevamo fare un weekend insieme. In ogni caso non sono l’amante, come potrei esserlo con tre interventi alla prostata?”. Per Il Piccolo lo striscione con scritto “Ciao Lilly, Rip” apparso all’esterno del cimitero era invece stato lasciato proprio da Sterpin. Neanche questa versione coincide.
“Non sapevo nulla di questa relazione, lui è ignobile, mi ha rovinato la vita, l’ha plagiata, la chiave del mistero è tutta lì”, la risposta al Corriere della Sera di Visintin che ha negato ogni dissidio, anche le difficoltà economiche che avrebbero esasperato la relazione, e ha confessato di aver paura di non sapersi difendere, di essere molto stressato. “Non si può privilegiare l’omicidio rispetto al suicidio”, ha scritto intanto il Procuratore di Trieste Antonio De Nicolo. Al momento non c’è nessun indagato sul caso.
Il corpo della 63enne è stato ritrovato in posizione fetale, in un paio di sacchi neri della spazzatura, aperti, con la testa infilata in due buste di nylon chiuse al collo non strette. Ritrovata sul posto anche borsetta vuota. La scientifica sta cercando delle impronte. Nessun trauma sul corpo. La morte causata da “scompenso cardiaco acuto”. Potrebbe essere stata soffocata ma al momento neanche questa pista ha trovato riscontri. Nessuna traccia di asfissia nel referto del consulente della Procura, il medico legale Fulvio Costantinides. Si attendono gli esiti dell’esame istologico. Non si esclude neanche l’assunzione di sostanze letali, farmaci, droghe. Dopo l’autopsia si attendono i risultati dell’esame tossicologico per capire se la donna avesse ingerito qualche sostanza.
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