Ipotesi su 6 mesi di permesso
Migranti, i 5 Stelle fanno saltare l’intesa sulla regolarizzazione nel decreto Rilancio
Nessun accordo è stato ancora raggiunto sulla regolarizzazione dei migranti da inserire nel dl Rilancio. Fonti dell’esecutivo avevano fatto trapelare l’accordo tra i partiti di maggioranza sulle regolarizzazioni dei migranti che lavorano nel settore agricolo nella notte, nel vertice tra Conte e i capi delegazione dei partiti della maggioranza giallo-rossa. Il compromesso prevedeva l’inserimento della norma proposta dal ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova, la renziana che aveva anche minacciato le dimissioni in caso di ‘no’ degli altri partiti di maggioranza alla ‘sanatoria’.
La regolarizzazione si sarebbe dovuta basare su un permesso di sei mesi, ma condizionato ad una serie di vincoli stringenti. Accanto all’istanza del datore di lavoro ci sarà anche quella del lavoratore che otterrà così un permesso temporaneo di sei mesi, con verifiche più stringenti che possano provare come il lavoratore abbia svolto in passato attività nel settore agricolo.
LA RETROMARCIA GRILLINA – Ma dopo l’indiscrezione sull’accordo nella maggioranza, il Movimento 5 Stelle è tornato sulle barricate. “Per noi – ha detto il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia – l’intesa non è chiusa, a me non risultano accordi e c’è un confronto aperto nel M5S e col capo politico Vito Crimi“. I pentastellati sono quindi intervenuti con una nota ufficiale ribadendo la contrarietà “rispetto a qualunque intervento che si configuri come una regolarizzazione indiscriminata. Non riteniamo questa una soluzione che possa rispondere alle reali esigenze nostre aziende del settore agroalimentare. Confermiamo il nostro principio di partenza: il permesso di soggiorno deve essere legato ad un contratto di lavoro, non viceversa”.
“Resta poi confermato il nostro fermo ‘no’ rispetto a qualunque ipotesi di sanatoria sui reati commessi. Non possiamo immaginare che possa farla franca chi si è macchiato di caporalato, di sfruttamento delle persone. Questo significherebbe, tra l’altro, anche prendersi gioco di tutte quelle aziende oneste che invece hanno sempre rispettato le leggi e rispettato i diritti dei lavoratori. Se vogliamo dare un segnale frte e chiaro, dovremmo inasprire le pene e aumentare i controlli”, si legge ancora nella nota del Movimento.
I NUMERI – I numeri del provvedimento sarebbero ancora incerti: dal Viminale non ci si sbottona sui regolarizzabili, ma potrebbero essere circa 500mila, come accennato dalla ministra Bonafede. Stando invece alle organizzazioni agricole i braccianti che mancano nei campi a causa del coronavirus sono circa 200 mila.
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